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“Si figuri la seconda!”. Così il cardinale Domenico Tardini (1888-1961), Segretario di Stato Vaticano dal 1958 alla morte, rispose una volta a un diplomatico sudamericano che esaltava la diplomazia vaticana come “la prima al mondo”. Tardini era un romano verace e dalla battuta pronta, ma in qualche modo invitava a riflettere sui limiti e le difficoltà che incontra anche l’attività diplomatica della Santa Sede.
Mentre in questi giorni si parla di una possibile mediazione vaticana per il conflitto in Ucraina (ma la Russia dichiara di non aver ricevuto nessuna proposta) è utile ricordare quando, nella storia, la mediazione vaticana nelle controversie internazionali ha funzionato.
Un caso vide protagonista un altro papa Leone, Leone XIII, intervenuto per risolvere il contrasto fra Prussia e Spagna per la sovranità sulle Isole Caroline. Il casus belli fu lo sbarco, il 24 agosto 1885, di truppe prussiane sulle Isole Caroline, un arcipelago dell’Oceano Pacifico conquistate dagli spagnoli nel 1686. Il cardinale Mariano Rampolla, Nunzio apostolico in Spagna, subito si attivò tenendo informato Leone XIII. La richiesta di mediazione arrivò dal cancelliere tedesco Bismarck. Come ha ricostruito lo storico gesuita Fernando de Lasala, il 22 ottobre del 1885 Leone XIII emanò un “laudo”.
“In questo documento”, scrive lo storico, “Leone XIII senza discutere i vari argomenti presentati dalle parti in contesa, proponeva una convergenza che avrebbe avuto il suo fondamento su due punti di appoggio: in primo luogo, il riconoscimento della sovranità spagnola sulle isole Caroline e Palaos, insieme al conseguente obbligo da parte della Spagna di portare a termine detta sovranità. In secondo luogo, la libertà di commercio e di pesca a favore della Germania, insieme al diritto di possedere una stazione navale di carbone nell'isola di Yap. Inoltre, i coloni tedeschi lì stabiliti avrebbero goduto di uguali condizioni giuridiche di quelle degli spagnoli. Il laudo pontificio fu ratificato da un protocollo ispano-tedesco firmato a Roma il 17 dicembre del 1885. Avevano trionfato il diritto e il buon senso. Era stato sconfitto il ricorso alla violenza delle armi come unica soluzione di conflitti internazionali”.
Nel Novecento una controversia felicemente risolta vide coinvolti il Cile e l’Argentina. La controversia riguardava la sovranità su una piccola, ma strategicamente importante, parte di territorio (il Canale di Beagle e tre adiacenti isolette) situata nella Terra del Fuoco, all’estremità meridionale dell’America Latina. La crisi, che si trascinava fin dal’Ottocento, divenne acuta nel 1978 quando Argentina e Cile, allora due Paesi sotto il giogo della dittatura militare, arrivarono sull’orlo del conflitto armato.
La tensione crescente fra i due Paesi cattolici spinse la Chiesa a far sentire la sua voce. Fra il settembre e il dicembre del 1978 ci furono prima una lettera pastorale congiunta dei vescovi argentini e cileni; poi un’ “esortazione paterna” di Giovanni Paolo I all’episcopato dei due Paesi (firmata il 20 settembre, si tratta probabilmente dell’ unico intervento in campo diplomatico nel brevissimo pontificato di Papa Luciani, durato 33 giorni); infine un appello di Giovanni Paolo II ai presidenti di Cile e Argentina “con la viva speranza di veder superata la controversia che divide i vostri Paesi e che tanto angustia il mio animo”. Così, nel dicembre del 1978 il cardinale Agostino Casaroli, Segretario di Stato, annunciò agli ambasciatori di Cile e Argentina presso la Santa Sede l’intenzione da parte del Papa di inviare “una missione di pace e di amicizia a Santiago e Buenos Aires”. L’inviato di Giovanni Paolo II fu il cardinale piacentino Antonio Samoré, classe 1905, in diplomazia dal 1932, uno dei più esperti diplomatici della Santa Sede.
La mediazione vaticana venne resa ufficiale l’8 gennaio 1979 con gli Accordi di Montevideo. I negoziati condotti dal cardinale Samoré portarono alla Dichiarazione di Pace e di Amicizia del 23 gennaio 1984 e infine al Trattato firmato in Vaticano dai ministri degli esteri argentino e cileno il 29 novembre 1984. In un discorso del 30 novembre Giovanni Paolo II espresse la sua “profonda soddisfazione” per “il Trattato di pace e di amicizia che porrà fine definitivamente alla controversia australe che per tanti anni ha turbato le relazioni tradizionalmente buone esistenti tra i vostri due Paesi fin dalle loro origini”.
Il 40° anniversario del Trattato è stato celebrato nel novembre dell’anno scorso alla presenza di Papa Francesco e per l’occasione è stato emesso un francobollo commemorativo.



