“Per chi conosce Darmian, e il suo nome Matteo, è stato facile trasformarlo nel “Don Matteo” del calcio. Ma, al di là delle etichette, è proprio nelle sue parole, che emerge la cultura dell’oratorio: “Frequentare l'oratorio era come stare in cortile. Ce l’avevo proprio dietro casa, e c’era tutto quello, che può servire per crescere bene: divertimento, sport, amicizie, valori. E parlo anche dell’onestà, della lealtà, del saper stare con gli altri, mica solo quelli della religione cristiana, che pure sento. In due parole: all’oratorio ti insegnano a vivere, anzi, ti educano a vivere. Io credo di essere il Matteo, che sono, anche perché ho passato la mia adolescenza all’oratorio di Rescaldina”.

Ricordo che Papa Francesco, nell’incontro con i ragazzi del CSI, disse: “Non c’è vero oratorio, senza attività sportiva”. E ricordo che già prima, sia Papa Giovanni Paolo II, sia Papa Benedetto XVI avevano molto a cuore lo sport, come sistema per avvicinare i giovani all’etica e al Vangelo”.