È morto a Città del Messico il teologo e filosofo Enrique Dussel. Nato il 24 dicembre 1934 a La Paz, in Argentina, e naturalizzato messicano, il pensatore era tra i fondatori della “filosofia della liberazione”, la corrente di pensiero sorta in America Latina negli anni ’70.

«Il capitalismo non ha freni; l'aumento del saggio del profitto è infinito e coloro che accumulano capitale non saranno mai sazi», affermava il teologo che aveva scelto l’esilio in Messico e promosso la “decolonizzazione epistemologica”. Figlio di immigrati tedeschi, Dussel aveva studiato filosofia, teologia e storia in Argentina, Spagna e Parigi.

La critica alla filosofia classica, ritenuta troppo eurocentrica, e la valorizzazione di un pensiero alternativo a quello europeo, in sintesi, sono il cuore del ragionamento dello studioso che ha animato una riflessione filosofica che avesse come punto di vista quello dell’America Latina. Dussel, uno dei pionieri della “teologia della liberazione” latinoamericana sbocciata dopo il Concilio Vaticano II, ha avuto una vita ricca di esperienze vissute in differenti luoghi del Pianeta.

Dopo un'infanzia povera nella città di Mendoza, scopre l'impegno politico, sociale, cristiano e intellettuale. Insieme ad altri studenti, fonda la Federazione Universitaria Occidentale e viene incarcerato nel 1954 per gli scioperi promossi assieme a movimenti studenteschi contro Perón.

Studia alla Facoltà di Filosofia e Lettere dell'Università Nazionale di Cuyo, il greco, il latino, il francese e il tedesco. Con una borsa di studio si reca a Madrid dove lavora alla tesi su “Problematiche del bene comune nel pensiero greco di Aristotele”. Il “periodo europeo” prevedeva una tappa a Parigi dove, nel 1961, si iscrive alla facoltà di Teologia e Storia alla Sorbona. A Montmartre, leggendo Charles de Foucauld, capisce la necessità di cambiare rotta per approfondire il suo pensiero, e parte per Israele. A Nazareth lavora come falegname di “terza categoria” e, con un operaio e prete francese, Paul Gauthier, sperimenta la necessità di ripensare e ricostruire la filosofia latinoamericana scomponendo il “mito greco”.

“Totalità e infinito”, di Emmanuel Levinas, ha un profondo impatto su Dussel. Levinás approfondisce la questione dell'Altro come alterità radicale che si rivela nelle figure dello straniero, dell'orfano, del povero. La questione dell'alterità e dell'asimmetria tra le soggettività, alimenta le nuove ipotesi del filosofo argentino.

«La filosofia latinoamericana è sempre esistita, ma non è mai stata riconosciuta a livello mondiale. Bisogna iniziare a pensare a come sbarazzarsi di questa situazione di essere periferia, dobbiamo iniziare a pensare in un modo diverso», affermava Dussel.

Dal 1967 al 1975 insegna Storia della Chiesa ed etica in Argentina. In questo periodo è in contatto con il gesuita Juan Carlos Scannone, uno dei padri della “teologia del popolo”, una variante argentina della teologia della liberazione. Dussel aderisce a questa visione teologica e sottolinea più volte che l’opzione per i poveri non appartiene a un particolare momento storico e non tramonta con la crisi del socialismo e del comunismo, ma è una scelta perenne che ha sostenuto in numerosi libri in cui gli ultimi sono i colonizzati della “scoperta” di ieri, e i poveri delle periferie metropolitane di oggi.

Nel 1975, dopo l’espulsione dall’università e un attentato, va in esilio in Messico. Lì insegna teologia, Storia della Chiesa latinoamericana ed etica filosofica.

Nel 1977 pubblica “Filosofia della liberazione”. Scrive: «Abbiamo bisogno di un sistema di pensiero che, nato dall’oppressione, acquisti le caratteristiche del pensiero liberatore e sia, contemporaneamente, una pratica politica… Il pensiero, da sempre legato allo spazio geopolitico dove si forma, da noi è dominato da un muro, da una barriera simbolica sempre più alta nata nel 1492 con la conquista delle Americhe, che separa il Nord sviluppato dal Sud impoverito».

Dussel ha compiuto studi e conferenze sul dialogo interreligioso come strumento di analisi della ricerca dell’uomo che si manifesta in maniere differenti, ma tutte partite dalla stessa spinta di scoprire la fonte della Verità.

Il teologo ha ricevuto numerosi dottorati honoris causa per il lavoro accademico. Nel 2010, con “El pensamiento filosófico latinoamericano, del Caribe y latino” (Il pensiero filosofico latinoamericano, dei Caraibi e latino), documenta sette secoli di filosofia latinoamericana.

In Messico ha insegnato all'università UNAM ed è stato rettore ad interim dell'Università Autonoma di Città del Messico (UACM), una scuola popolare creata dal presidente messicano Andrés Manuel López Obrador nell'ambito di un progetto per offrire ai figli delle famiglie povere un livello superiore di istruzione.

Scompare un protagonista coraggioso del pensiero sociale (alunno nel 1964 a Muenster del cardinal Joseph Ratzinger) che ha presentato e proposto la descolonizzazione culturale come opportunità per ascoltare la voce sconosciuta dell’America Latina.