“In Venezuela sono tutti matti. E Maduro è matto come una capra”. Non misura le parole José Mujica, il carismatico ex presidente dell'Uruguay, nel commentare la situazione sempre più drammatica del Venezuela. I vescovi parlano di “gravissima situazione” e il presidente della Conferenza episcopale, Diego Rafael Padròn Sanchez, dichiara all'agenzia Sir che il Venezuela è a un bivio: o “la sottomissione assoluta” al potere autoritario o “l'esplosione sociale della violenza”. Gli scontri nelle strade ci sono già stati. Il 17 maggio a Caracas la polizia ha caricato centinaia di manifestanti che protestavano contro il governo. Ci sono stati feriti e arresti. Il braccio di ferro fra il presidente Maduro e l'opposizione si è fatto più drammatico in seguito alla raccolta di 1,8 milioni di firme per giungere a un referendum mirato a rimuovere il governo.

La risposta di Maduro è stata la dichiarazione dello “stato di emergenza economica nazionale al fine di difendere il Venezuela”. Lo stato di emergenza durerà almeno 60 giorni, un periodo nel quale saranno rafforzati i poteri della polizia e dei militari. Il Venezuela è precipitato in questa crisi a causa del crollo dei prezzi del petrolio e per la cattiva gestione dell'economia del paese. La ricchezza del paese fin qui si è basata quasi interamente sull'esportazione di petrolio. Quando il barile costava 100 dollari, tutto andava bene, o quasi. Ma i prezzi sono crollati: 88 dollari nel 2014, 45 dollari l'anno scorso, solo 35 dollari il 13 maggio. Così oggi il Venezuela non ha più risorse per importare beni di consumo, compresa la carta igienica. La carenza di beni di consumo è dovuta anche a un'altra ragione.

Durante la presidenza di Hugo Chavez, fra il 1999 e il 2013, furono fissati dei prezzi calmierati per beni essenziali come zucchero, riso e caffè. Questo ha messo in difficoltà molti produttori, i quali hanno deciso di non rifornire più i negozi a prezzi controllati. Inoltre i ritardi e le inefficienze del sistema idroelettrico hanno causato frequenti ed estese interruzioni della fornitura di energia elettrica in larga parte del Venezuela. Per risparmiare energia, a fine aprile Maduro ha ordinato che i funzionari pubblici lavorino soltanto due giorni alla settimana, il lunedì e il martedì. Il peggioramento delle condizioni di vita ha causato un forte aumento dell'illegalità, dal contrabbando alla criminalità.

Oggi il Venezuela è considerato il paese più violento del Sudamerica. Di fronte alla crisi il presidente Maduro risponde a muso duro, ipotizzando complotti da parte dei nemici interni ed esterni del paese. Per evitare il peggioramento del clima politico si trovano in Venezuela alcune personalità internazionali, incaricate di favorire il dialogo fra il governo e l'opposizione. Fra loro ci sono l'ex premier spagnolo Zapatero e l'ex presidente di Panama, Martin Torrijos.