Cari amici lettori, in questo numero abbiamo un bel servizio sulla Biblioteca apostolica vaticana, uno scrigno di opere pregevoli di ogni epoca. Un luogo che ci ricorda il valore del libro e della lettura in generale.

Viviamo in un’epoca dove si divora e fagocita tutto velocemente: i post di un social si consumano in un battibaleno, giusto il tempo di leggere pochi caratteri, di mettere un like per poi passare rapidamente ad altro. Ma che cosa rimane nel tempo, nella nostra memoria, cosa ci plasma?

Pensiamo cosa sarebbe la nostra civiltà – e anche la nostra fede – senza i libri (e i loro antenati, naturalmente). Non soltanto saremmo appiattati sul presente, ma finiremmo anche per restare privi delle potenzialità spirituali della lettura, di testi che non solo preservano la memoria del passato ma che ci “scavano dentro”, ci aiutano a leggere noi stessi e l’intera realtà umana.

Dobbiamo a schiere di monaci medioevali di aver copiato e tramandato moltissima della cultura “pagana” antica, oltre che i testi fondanti del cristianesimo. Proviamo poi a immaginare cosa rimarrebbe della fede cristiana senza i Vangeli, senza le lettere di san Paolo e gli altri scritti del Nuovo Testamento: forse solo un vago ricordo. Quegli scritti ci hanno consegnato la memoria di Gesù, che ancora oggi genera e plasma la fede dei credenti.

Inoltre, la lettura ha un enorme potenziale spirituale, anche oggi. Proprio un anno fa papa Francesco pubblicava la Lettera sul ruolo della letteratura nella formazione. Scriveva all’inizio di quel testo, riflettendo sull’esperienza della lettura: «Spesso nella noia delle vacanze, nel caldo e nella solitudine di alcuni quartieri deserti, trovare un buon libro da leggere diventa un’oasi».

Nei momenti di stanchezza, di rabbia, di delusione, di fallimento che ci segnano, «e quando neanche nella preghiera riusciamo a trovare ancora la quiete dell’anima, un buon libro ci aiuta almeno a passare la tempesta… E forse quella lettura ci apre nuovi spazi interiori che ci aiutano a evitare una chiusura in quelle poche idee ossessive che ci intrappolano in maniera inesorabile» (n. 2).

Leggendo un libro (o una buona rivista) rallentiamo, assumiamo una postura di calma, che favorisce il raccoglimento e il gusto di assaporare le cose: è un modo di prenderci cura della nostra interiorità, cosa di cui abbiamo oggi grande bisogno.

«Non si tratta di qualcosa di superato», scriveva papa Francesco a proposito della lettura. E ricordava poi che, rispetto ad altre forme di comunicazione che usano il suono e l’immagine, «nella lettura di un libro il lettore è molto più attivo». È coinvolta la sua immaginazione, la sua memoria, i suoi sogni: il lettore addirittura «in qualche modo riscrive l’opera» (n. 3).

Rileggendo queste parole di papa Francesco, ripenso ad alcuni libri che mi hanno segnato: oltre alla Bibbia che mi accompagna da decenni, Uno psicologo nei lager di Viktor Frankl, Resistenza e resa di Dietrich Bonhoeffer, tanti titoli di Guardini, ma anche Il diario di un curato di campagna di Bernanos, Baudolino di Umberto Eco, Il resto è rumore di Alec Ross… e tantissimi altri.

E voi, cari amici, se doveste andare nella famosa isola deserta, quali libri portereste con voi?

(Foto in alto: iStock)


In collaborazione con Credere
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