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È la prima volta in assoluto. «Spronata da papa Francesco, la Chiesa ha deciso di prestare un’attenzione specifica a quanti hanno dai 13 ai 16 anni, alle prese con un’età fluida, dai contorni non ben definiti, ma importantissima. E delicata», spiega don Michele Falabretti, responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile della Conferenza episcopale italiana (Cei).
Non solo Giornate mondiali della gioventù, dunque. «Non so dire se quest’appuntamento avrà un seguito, magari a scadenze fisse, ne dubito, ma certamente è un segnale positivo», commenta don Falabretti. Il Giubileo dei ragazzi e delle ragazze ha date simboliche, un tema impegnativo e numeri di tutto rispetto. È in programma dal 23 al 25 aprile, sprona tutti a «crescere misericordiosi come il Padre», prevede l’arrivo a Roma di 70 mila adolescenti. Tre giorni nel segno della misericordia: riflessioni, preghiere, una festa allo Stadio Olimpico e soprattutto l’incontro con Jorge Mario Bergoglio.


«Papa Francesco ci invita a essere tutti molto vigili, ciascuno secondo il proprio ruolo e le proprie responsabilità: genitori, insegnanti, sacerdoti, animatori», riprende don Falabretti. «Cessata l’infanzia, ragazze e ragazzi definiscono la propria identità, formano la propria coscienza e mettono in gioco la propria libertà. La Chiesa dev’essere lì, accanto a loro, facendo capire che solo Gesù spiega l’uomo all’uomo, dà senso all’esistenza, assume su di sé, redime la sofferenza e vince la morte».
Bisogna usare linguaggi appropriati: il gioco, la musica, il teatro, lo sport, la liturgia (il servir Messa, in primo luogo). Occorre misurarsi con lo spirito dei tempi, senza demonizzazioni, ma anche senza cedimenti.
«Dobbiamo temere due cose», conclude don Falabretti. «La prima è la corazza affettiva che abbiamo costruito intorno alle loro vite, preoccupandoci di salvaguardarli da ogni frustrazione, e rendendoli così vulnerabili a ogni fallimento. E dobbiamo temere la giostra dei rapporti interpersonali che ai nostri adolescenti regala migliaia di amici su Facebook, ma non concede nessuno con cui condarsi davvero. E noi sappiamo che la nostra fede scaturisce da un incontro e si nutre di relazioni autentiche».



