Le immagini dei bambini scheletrici e denutriti di Gaza riempiono le prime pagine della stampa mondiale. “L’ONU mette in guardia: le persone a Gaza sono cadaveri ambulanti”, titola oggi il quotidiano spagnolo El Pais. “Gaza, la fame”, titola il francese Libération mostrando la foto di un bambino di spalle con le scapole sporgenti e la colonna vertebrale e le costole in rilievo. Anche il quotidiano israeliano Haaretz, da sempre il più critico contro il governo estremista di Netanyahu, sottolinea  il “forte aumento” di bambini di Gaza che soffrono di malnutrizione .

L’ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli aiuti umanitari ha pubblicato un nuovo rapporto secondo il quale a luglio il numero dei bambini malnutriti a Gaza  è aumentato dell’8,8 per cento. Il ministero della salute di Gaza, controllato da Hamas, rivela che finora i bambini morti di fame a Gaza sono 111.

Mercoledì, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato che gran parte della popolazione di Gaza sta "morendo di fame”. "Non so come altro definirla se non carestia di massa, ed è causata dall'uomo", ha affermato il direttore generale dell'OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus.

In una dichiarazione rilasciata giovedì, il commissario generale dell'Unrwa (l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei rifugiati palestinesi) Philippe Lazzarini ha citato un collega che gli ha detto: "Le persone a Gaza non sono né vive né morte, sono cadaveri ambulanti”. "La maggior parte dei bambini che i nostri team stanno visitando sono emaciati, deboli e ad alto rischio di morte se non ricevono le cure di cui hanno urgentemente bisogno", ha affermato Lazzarini, implorando Israele di "consentire ai partner umanitari di portare assistenza umanitaria senza restrizioni e senza interruzioni a Gaza”. Secondo Lazzarini, gli operatori dell'Unrwa "svengono sempre più spesso per la fame mentre sono al lavoro" e ha aggiunto: "Quando gli assistenti non riescono a trovare cibo a sufficienza, l'intero sistema umanitario crolla”.

In una intervista al Corriere della Sera anche Stefano Piziali, direttore generale di Cesvi (l’organizzazione umanitaria fondata a Bergamo 40 anni fa) denuncia che i loro cooperanti a Gaza “non mangiano abbastanza” e sono “troppo deboli per lavorare a tempo pieno”. “Non ho mai visto niente del genere”, sottolinea sconsolato Piziali.



In questo contesto di crisi umanitaria e di impasse della diplomazia, cresce la pressione della comunità internazionale sul governo israeliano. Il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato un gesto importante: il riconoscimento dello Stato palestinese da parte della Francia. Giovedì 24 luglio il console francese a Gerusalemme, Nicolas Kassianides, ha consegnato a Mahmoud Abbas, leader dell’Autorità palestinese, la lettera con la quale Macron annuncia la sua decisione: a settembre “la Francia procederà al pieno riconoscimento della Palestina come Stato”.

Come spiega il quotidiano Le Monde, lunedì 28 luglio, il ministro degli Affari esteri francese Jean-Noël Barrot avrà il compito di formalizzare la promessa presidenziale alla tribuna dell'ONU, durante una conferenza volta a promuovere la soluzione dei due Stati, copresieduta dalla Francia e dall'Arabia Saudita. Parigi approfitterà di questo vertice internazionale per cercare di coinvolgere altre capitali nella sua causa ed esercitare pressioni su Israele affinché invii con urgenza aiuti umanitari a Gaza.

L’annuncio di Macron ha provocato al prevedibile reazione isterica del governo israeliano. “Una mossa del genere premia il terrorismo e rischia di creare un altro proxy iraniano, proprio come è successo con Gaza. Uno Stato palestinese in queste condizioni sarebbe un trampolino di lancio per annientare Israele, non per vivere in pace al suo fianco”, strilla Netanyahu, che poi aggiunge: "Siamo chiari: i palestinesi non vogliono uno Stato accanto a Israele, vogliono uno Stato al posto di Israele”. I ministri israeliani più estremisti hanno sostenuto che la reazione più appropriata sarebbe quella di annettere il territorio su cui i palestinesi sperano di fondare il loro futuro Stato.

"Ringrazio il presidente Macron per aver fornito un'altra ragione convincente per applicare finalmente la sovranità israeliana sulle regioni storiche della Giudea e della Samaria e per abbandonare definitivamente il concetto fallimentare di istituire uno Stato terrorista palestinese nel cuore della Terra di Israele", ha scritto il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich in un tweet in lingua inglese.

Anche gli Stati Uniti respingono “con fermezza” il progetto di Emmanuel Macron di riconoscere uno Stato palestinese, mentre stati del Golfo come Arabia Saudita, Qatar e Kuwait accolgono con favore questa decisione.

Ad oggi, 148 dei 193 paesi membri dell'ONU riconoscono ufficialmente lo Stato di Palestina. Nel maggio del 2024 Spagna, Irlanda e Norvegia hanno ufficializzato il riconoscimento, seguiti a giugno dalla Slovenia e dall’Armenia.