«Fermiamo il massacro a Gaza». Si mobilitano sacerdoti e vescovi contro la strage in Palestina. La rete “Preti contro il genocidio'”, nata ufficialmente qualche giorno fa e già arrivata a 1.200 adesioni da 34 Paesi, tra le quali anche quella del cardinale di Rabat, Lopez Romero, aderisce allo sciopero del 22 settembre per sostenere le iniziative contro la guerra di Netanyahu.  In piazza san Pietro domenica 21 per partecipare all’Angelus di papa Leone, nel pomeriggio di lunedì 22 i sacerdoti si ritroveranno a Sant'Andrea al Quirinale per una preghiera per la pace prima di unirsi alle manifestazioni. Il momento di orazione pubblica sarà introdotto dalla testimonianza di padre Alex Zanotelli, missionario comboniano e da quella di padre Fernando García Rodriguez, superiore generale dei missionari saveriani. Nell’elenco delle adesioni figurano anche monsignor Paolo Bizzeti, già vicario apostolico dell’Anatolia, monsignor Giovanni Ricchiuti, presidente di Pax Christi, il vescovo emerito di Mazara del Vallo, monsignor Domenico Mogavero, e quello emerito di Caserta Raffaele Nogaro, don Luigi Ciotti (Libera) e don Nandino Capovilla (Pax Christi), al quale di recente è stato vietato l’ingresso in Israele per un pellegrinaggio di pace.

La sera di lunedì alcuni di loro si uniranno anche alla veglia di preghiera organizzata a Santa Maria in Trastevere in collegamento con il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme.

La rete dei “Preti contro il genocidio”, ha «l’incoraggiamento indiretto della Chiesa italiana», ha spiegato il gesuita padre Massimo Nevola. «L'informazione della rete è arrivata al vicariato di Roma e attraverso esso alla Santa Sede. C'è un atteggiamento di benevolenza senza adesioni formali. Questa è una rete che parte dal basso». «Il presidente della Cei», ha aggiunto, «non ha aderito perché parlerebbe a nome di tutti i Vescovi e ci riferiamo a persone che dovendo mediare non possono esporsi direttamente. Anche Papa Leone dice che le guerre non sono la risposta. La nostra non è una provocazione alla gerarchia, ma a noi stessi per dire: diamoci una sveglia».