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L'intelligence francese? Un disastro dietro l'altro. E' il giudizio senza appello di Aldo Giannuli, docente di Storia contemporanea alla Statale di Milano e studioso degli apparati di sicurezza: “Eppure il terrorismo islamico non è nato l'altro ieri. Abbiamo avuto l’11 settembre, abbiamo fatto tre guerre, abbiamo speso oltre 3 mila miliardi di dollari, ci siamo dotati di attrezzature tecnologiche pazzesche, con satelliti capaci di leggere il numero di targa e quali sono i risultati? Che questi se ne vanno scorrazzando per le capitali dell’Occidente facendo stragi? E’ evidente che i servizi non funzionano. Non funziona l’approccio, la capacità di analisi”.
Con il blitz di Saint Denis e in Belgio l’intelligence e gli apparati di sicurezza sembrano aver finalmente funzionato… possiamo parlare di riscatto?
“Possiamo parlare di magra consolazione. E’ vero che è meglio prenderli che non prenderli ma intanto ci sono stati 130 morti in casa. Il successo di Saint Denis vuol dire anche un'altra cosa: che se l'intelligence francese si fosse mosso a individuare le cellule islamiche presenti ci sarebbe arrivato prima e avrebbe forse evitato quella carneficina…”.
C’è chi sostiene che l’attentato sia stato molto più efficace dal punto di vista mediatico che militare, nonostante le tante vittime…
“Sono d’accordo. Per i terroristi il problema non era ammazzare cento persone in più o in meno ma fare durare la cosa a lungo: per due ore hanno ammazzato gente attraverso singole esecuzioni. Questa atrocità crea un effetto maggiore, molto più angosciante, con un effetto mediatico enorme, anche attraverso i social networks. E le teste di cuoio di fronte a questo orrore hanno aspettato due ore prima di intervenire! E’ assolutamente inspiegabile! Comunque anche dal punto di vista militare, nonostante non siano riusciti a violare l’interno dello stade de France, lì operazione dei terroristi non è stata un’inezia”.
E perché?
“Perché hanno agito con un tempismo impressionante. Certo, poi non sono riusciti a penetrare dentro lo stadio, dove tra l’altro avrebbero seminato morte davanti al presidente della Francia. Ma dal punto di vista dell’azione militare hanno rivelato, oltre a una ferocia spietata, una capacità di movimento e di coordinamento sincronico e diacronico pazzesco”.
Che valutazione dà dell’intelligence francese?
“Sono degli ottimi servizi segreti".
Ha appena detto che sono stati un disastro...
"Mi ha chiesto un giudizio complessivo e io gliel'ho dato. Il servizio militare estero ha una capacità analitica non comune. Dal punto di vista della guerra economica sono di quelli che l’hanno studiata meglio: la capiscono, sanno ben proteggere gli interessi economici francesi. Dal punto di vista del contrasto della criminalità e del traffico di droga, soprattutto a Marsiglia, sono bravi. Il terrorismo politico è il loro tallone d’Achille. Dall’Algeria a oggi non hanno fatto altro che prendere toppe una dietro l’altra, non ne hanno azzeccata una”.
E perchè?
“Non capiscono che contro il terrorismo, soprattutto di matrice islamica, prima del contrasto militare e poliziesco, che devono necessariamente fare da supporto, è fondamentale e prioritario il contrasto politico e psicologico. I terroristi sono dei criminali ma non sono folli: fanno una serie di calcoli politici, sono bravissimi con la propaganda. Vanno capiti, analizzati e bisogna contrastarli soprattutto su questo, sulla loro capacità di entrare dentrio le nostre menti e di spaventarci, l’azione poliziesca viene dopo”.
Pensa che le misure chieste a Versailles dal presidente Hollande potranno essere efficaci nel contrastare il terrorismo del Califfato?
“Ma per carità, Hollande assomiglia sempre più all’ispettore Clouseau della Pantera Rosa. Tra l’altro i bombardamenti dall’alto non buttano già il Califfato, è più di un anno che americani, francesi e adesso anche i russi bombardano e l’Isis è ancora lì, anzi si espande sotto gli occhi dei satelliti di mezzo mondo e di una coalizione di sessanta Paesi”.
Con il blitz di Saint Denis e in Belgio l’intelligence e gli apparati di sicurezza sembrano aver finalmente funzionato… possiamo parlare di riscatto?
“Possiamo parlare di magra consolazione. E’ vero che è meglio prenderli che non prenderli ma intanto ci sono stati 130 morti in casa. Il successo di Saint Denis vuol dire anche un'altra cosa: che se l'intelligence francese si fosse mosso a individuare le cellule islamiche presenti ci sarebbe arrivato prima e avrebbe forse evitato quella carneficina…”.
C’è chi sostiene che l’attentato sia stato molto più efficace dal punto di vista mediatico che militare, nonostante le tante vittime…
“Sono d’accordo. Per i terroristi il problema non era ammazzare cento persone in più o in meno ma fare durare la cosa a lungo: per due ore hanno ammazzato gente attraverso singole esecuzioni. Questa atrocità crea un effetto maggiore, molto più angosciante, con un effetto mediatico enorme, anche attraverso i social networks. E le teste di cuoio di fronte a questo orrore hanno aspettato due ore prima di intervenire! E’ assolutamente inspiegabile! Comunque anche dal punto di vista militare, nonostante non siano riusciti a violare l’interno dello stade de France, lì operazione dei terroristi non è stata un’inezia”.
E perché?
“Perché hanno agito con un tempismo impressionante. Certo, poi non sono riusciti a penetrare dentro lo stadio, dove tra l’altro avrebbero seminato morte davanti al presidente della Francia. Ma dal punto di vista dell’azione militare hanno rivelato, oltre a una ferocia spietata, una capacità di movimento e di coordinamento sincronico e diacronico pazzesco”.
Che valutazione dà dell’intelligence francese?
“Sono degli ottimi servizi segreti".
Ha appena detto che sono stati un disastro...
"Mi ha chiesto un giudizio complessivo e io gliel'ho dato. Il servizio militare estero ha una capacità analitica non comune. Dal punto di vista della guerra economica sono di quelli che l’hanno studiata meglio: la capiscono, sanno ben proteggere gli interessi economici francesi. Dal punto di vista del contrasto della criminalità e del traffico di droga, soprattutto a Marsiglia, sono bravi. Il terrorismo politico è il loro tallone d’Achille. Dall’Algeria a oggi non hanno fatto altro che prendere toppe una dietro l’altra, non ne hanno azzeccata una”.
E perchè?
“Non capiscono che contro il terrorismo, soprattutto di matrice islamica, prima del contrasto militare e poliziesco, che devono necessariamente fare da supporto, è fondamentale e prioritario il contrasto politico e psicologico. I terroristi sono dei criminali ma non sono folli: fanno una serie di calcoli politici, sono bravissimi con la propaganda. Vanno capiti, analizzati e bisogna contrastarli soprattutto su questo, sulla loro capacità di entrare dentrio le nostre menti e di spaventarci, l’azione poliziesca viene dopo”.
Pensa che le misure chieste a Versailles dal presidente Hollande potranno essere efficaci nel contrastare il terrorismo del Califfato?
“Ma per carità, Hollande assomiglia sempre più all’ispettore Clouseau della Pantera Rosa. Tra l’altro i bombardamenti dall’alto non buttano già il Califfato, è più di un anno che americani, francesi e adesso anche i russi bombardano e l’Isis è ancora lì, anzi si espande sotto gli occhi dei satelliti di mezzo mondo e di una coalizione di sessanta Paesi”.



