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Un ritratto limpido e franco, che illumina tratti nascosti. Chi lo conosce sa che don Luigi Ciotti è un uomo generoso: di fatti, come la sua vita dimostra, ma anche di parole. Non si nega al racconto. Ma a Toni Mira, autore di per i tipi San Paolo di Vi auguro di essere eretici, don Luigi Ciotti, una vita in cammino, ha concesso di sé più del solito: saranno stati gli 80 anni, compiuti il 10 settembre 2025, che per quanto “in transito” sono tempo di bilanci – di qui l’augurio rovesciato del titolo -; saranno state le domande giuste, a lui e alle persone che hanno avuto a che fare con lui, ma qui don Luigi Ciotti “viene fuori”.
Ne viene fuori la fede, pragmatica, lontana distanze siderali da quello che don Primo Mazzolari avrebbe definito spiritualismo disincarnato: si capisce che, com’era stato per David Maria Turoldo con cui Ciotti racconta l’incontro, per lui unire cielo e terra significa non solo non distogliere lo sguardo dal mondo in cui si vive, ma significa anche conoscerne le storture in maniera non superficiale: quando parla di droga, di mafia, di corruzione don Ciotti ne parla da persona fortemente documentata.
Sa benissimo che per fare il bene, senza fare danni, è necessario non improvvisarsi. Ma sa anche che la generosità non è ingenua, non implica l’abbassare lo sguardo, prova ne è la testimonianza intensa dell’incontro a testa alta e sguardo diritto, con Ninetta Bagarella, la moglie di Toto Riina: non per niente una delle parole ricorrenti del libro è “responsabilità”. Anzi corresponsabilità. Il don Ciotti che emerge da queste pagine, che poi chi lo conosce sa essere il don Ciotti autentico, è uomo e prete che dà a tutti una seconda possibilità, ma non gratis, non senza passare per la coscienza del male compiuto.
Racconta e si racconta il don Ciotti di queste pagine, ma come sempre non le manda a dire, l’uso della parola “eretici”, che non significa eterodossi, passa per la necessità di “essere” scomodi per gli altri, potere compreso, e per lo “stare scomodi” quando la testimonianza lo richiede: vengono fuori i contrasti, le incomprensioni con la sua Chiesa e, a volte, con le autorità civili, che a un certo punto, nei panni dell'eccesso di zelo di un funzionario, arrivano a dubitare di quel sacerdote che passa le notti con i tossici fino a fargli rischiare l’arresto per un clamoroso malinteso. (Riguardo al senso della parola "eretici" e all'origine del titolo si rimanda invece al libro, perché è una delle pagine più intense).
Viene fuori anche il lato intimo, personale, familiare, compreso l’amore per le montagne del Cadore in cui è nato e dove alla fine ha chiesto di tornare.
Ma è dalle testimonianze degli altri, da Margherita Asta, la bambina rimasta orfana di mamma nella strage di Pizzolungo, accompagnata all’altare come una figlia, a Nando Dalla Chiesa, che viene fuori il lato di Ciotti che sempre spiazza quando lo si incontra: l’immensa capacità evangelica che ha di amare il prossimo in uno stupefacente rapporto uno a uno come se Ciotti non fosse solo e se il suo prossimo non fosse in oltre 50 anni di sacerdozio sulla strada un’infinità di persone, a ognuna delle quali dare qualcosa di esclusivo. Eppure chi lo ha incontrato anche solo poche volte lo sa: Don Luigi Ciotti ha una memoria e un’attenzione e una memoria prodigiosa per ciascuno, a dispetto di un’agenda fittissima. E quando dice che gli è impossibile fermarsi e risparmiarsi perché sono i bisogni degli altri a dettargli l’agenda, bisogna credergli perché è davvero così.
Molto bella, tra le tante, la testimonianza di monsignor Galantino, che afferma di aver posto don Luigi Ciotti, prima di conoscerlo, nello scaffale della biblioteca personale, tra gli "irregolari", cristiani autentici, da cui lasciarsi interrogare la coscienza.



