PHOTO
La macchina da guerra di Israele non si ferma. Nonostante le richieste della comunità internazionale, gli appelli di autorità religiose come papa Leone XIV, le proteste di decine di migliaia di cittadini israeliani, l’esercito israeliano continua l’offensiva a Gaza, con la richiesta alla popolazione di sfollare verso il sud della Striscia.
All'inizio di agosto Israele ha annunciato l'intenzione di occupare l'intera Striscia di Gaza, compresa la città di Gaza, che ha descritto come l'ultima roccaforte di Hamas. Come riferisce la BBC, secondo alcuni testimoni, durante la notte i carri armati israeliani sono penetrati in una nuova zona della città, distruggendo case e costringendo altri residenti alla fuga.
Intanto l’agenzia palestinese Wafa scrive che le forze armate israeliane hanno compiuto raid contro sei scuole in Cisgiordania, arrestando diversi insegnanti nella zona di Hebron.
Ma le azioni militari di Israele varcano anche i confini. Times of Israel, che cita fonti siriane, racconta che le truppe di terra israeliane avrebbero condotto un raid nella notte tra mercoledì e giovedì su un sito siriano che era già stato bombardato nei due giorni precedenti. Secondo due fonti dell'esercito siriano, un'unità dell'esercito israeliano ha effettuato un atterraggio aereo su una collina strategica a sud-ovest di Damasco e ha condotto un'operazione di due ore prima di lasciare la zona.
È guerra su tutti i fronti, insomma. Nonostante il fiume umano di dimostranti che martedì in Israele aveva chiesto la fine della guerra nella Striscia. La giornata era stata scandita dalla protesta indetta dal Forum delle famiglie degli ostaggi e dei dispersi ancora a Gaza, tornati nuovamente a chiedere la fine del conflitto, la tregua con Hamas e il ritorno a casa dei propri cari, vivi o morti che siano. La giornata, scandita da cortei e blocchi stradali, si era chiusa con una inconcludente riunione del gabinetto di sicurezza del governo, senza alcuna discussione sull'ultima proposta di tregua di Hamas e senza un voto formale su eventuali provvedimenti.
Intanto dagli Stati Uniti arriva la notizia di una riunione alla Casa Bianca con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump per discutere i piani per Gaza nel dopoguerra. L'inviato in Medio Oriente di Trump, l’uomo d’affari Steve Witkoff, ha affermato che gli Stati Uniti stanno mettendo a punto un piano "molto completo" per il "giorno dopo" la guerra. Tuttavia, non sono stati rivelati molti altri dettagli sulla riunione, alla quale ha partecipato anche l’ex premier britannico Tony Blair, 72 anni.
Blair ha ricoperto il ruolo di inviato in Medio Oriente per alcuni anni, fino al 2015, dopo aver lasciato la carica di primo ministro nel 2007, concentrandosi sullo sviluppo economico delle aree palestinesi e sulla creazione delle condizioni per una soluzione a due Stati.
Tuttavia, quando il ministro degli Esteri israeliano Gideon Saar è stato interrogato dai giornalisti sul piano per uno Stato palestinese, ha risposto che non ce ne sarebbe stato alcuno. Witkoff invece ha parlato a Fox News di “un piano molto completo”, che riflette “le motivazioni umanitarie del presidente Trump”.



