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Non sono bastate gli oltre 2 milioni di firme raccolte in tutta Europa nel 2013 per chiedere alla Commissione europea di sospendere ogni finanziamento alle attività che prevedono la distruzione di embrioni umani. La richiesta non è stata accolta ma il Movimento Uno di noi che promuove questa battaglia non demorde né si rassegna e nonostante la porta in faccia dell’Europa passa deciso alla fase due di questa battaglia. Riunitosi a Parigi lo scorso marzo dà inizio alla "fase due". Per spiegare l’importanza umana di questa richiesta, e per ribadire la certezza che l’embrione è una persona, il movimento europeo Uno di noi lancia un nuovo appello con una nuova modalità.
Se ne fa carico l’onorevole Carlo Casini, 81 anni, storico presidente del Movimento per la Vita di cui è dal 22 marzo 2015 presidente onorario, così come lo è della Federazione One of Us, indomito come sempre quando si parla di vita e valori inderogabili, non si da per vinto. Ha già sostenuto tante altre battaglie e si accinge a combattere anche questa. Con garbo e risolutezza ha parlato a Parigi all’incontro della Federazione Uno di noi e ha spiegato che la Commissione Europea, scegliendo di non dare seguito alla richiesta delle due milioni di firme, è fuggita davanti a una fondamentale domanda: «il concepito è un soggetto o un oggetto? Una cosa o una persona? Se vogliamo usare un linguaggio semplice per evitare disquisizioni giuridiche o filosofiche: è o non è “uno di noi”? Questa è la domanda fondamentale».
E ricorda che con la decisione presa nel 2014: «Non solo l’Europa ma tutto il mondo evita di gettare lo sguardo sul figlio non ancora nato perché è imbarazzante perseguire molti intenti di utilità pratica se ne viene riconosciuta la dignità umana…».


Casini spiega quindi l’importanza di inseguire un nuovo umanesimo in grado di dar voce alle istanze di chi rifiuta di rassegnarsi «di fronte alla “congiura contro la vita”, alla “guerra dei potenti contro i deboli”» e spera «in un rinnovamento civile e morale che restituisca l’anima all’Europa e la verità ai diritti dell’uomo». E il rifiuto alla rassegnazione è implicito nel passaggio alla "fase due" di Uno di noi con cui la Federazione lancia un appello a chi rappresenta la cultura europea, cioè a quelle personalità la cui professione è garanzia nell'esprimere una richiesta basata sull’esperienza. Si rivolge agli scienziati, ai giuristi e ai politici, perché le loro voci autorevoli arrivino dove non sono arrivate quelle dei semplici cittadini. Per chiedere che anche il più piccolo e povero degli esseri umani, l’embrione, il concepito venga trattato come “uno di noi”: «Chiediamo agli scienziati, ai medici e ai biologi, di testimoniare la verità scientifica che l’embrione umano è davvero uno di noi. Chiediamo anche ai giuristi (giudici, avvocati, professori) di testimoniare che la giustizia non è giustizia se non si basa sul principio di uguaglianza e chiediamo ai politici di testimoniare in favore di una politica che persegue il bene comune».
L’appello alle personalità diventerà una petizione che sarà consegnata a tutte le istituzioni europee: Parlamento, Consiglio, Commissione. Per facilitare la raccolta delle testimonianze degli esperti (scienziati, giuristi e politici) sono stati predisposti tre diversi modelli scaricabili su www.famiglia.cristiana.it e su www.unodinoi.it.
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