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Un incontro di circa due ore, con un primo discorso di papa Leone XIV, in cui ha spiegato anche il perché della scelta del nome, e una seconda parte di discussione libera. Il nuovo Pontefice sceglie di cominciare il suo ministero incontrando di nuovo, dopo la messa celebrata ieri in Sistina, i cardinali. Lo fa ricordando che sono loro i primi ad aiutare il Pontefice nel gravoso peso di condurre la Chiesa, «gioco superiore alle mie forze come a quello di chiunque altro». Nelle parole di papa Prevost non solo il dolore per la scomparsa del suo predecessore, ma anche l’impegno a proseguire la sua opera. «Raccogliamo questa preziosa eredità e riprendiamo il cammino, animati dalla stessa speranza che viene dalla fede», sottolinea. Riprende i temi cari alla spiritualità agostiniana, l’essere umili servitori, e il senso di comunità. E riparte dal Concilio e dall’esortazione apostolica Evangelii gaudium di papa Francesco. «Vorrei che insieme, oggi, rinnovassimo la nostra piena adesione, in tale cammino, alla via che ormai da decenni la Chiesa universale sta percorrendo sulla scia del Concilio Vaticano II».
Papa Francesco, aggiunge «ne ha richiamato e attualizzato magistralmente i contenuti nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium, di cui voglio sottolineare alcune istanze fondamentali: il ritorno al primato di Cristo nell’annuncio (cfr n. 11); la conversione missionaria di tutta la comunità cristiana (cfr n. 9); la crescita nella collegialità e nella sinodalità (cfr n. 33); l’attenzione al sensus fidei (cfr nn. 119-120), specialmente nelle sue forme più proprie e inclusive, come la pietà popolare (cfr n. 123); la cura amorevole degli ultimi, e degli scartati (cfr n. 53); il dialogo coraggioso e fiducioso con il mondo contemporaneo nelle sue varie componenti e realtà. (cfr n. 84; CONCILIO VATICANO II, Cost. Past. Gaudium et spes, 1-2)».
Sono i principi del Vangelo, che «da sempre animano e ispirano la vita e l’opera della Famiglia di Dio», ricorda. E poi spiega che «proprio sentendomi chiamato a proseguire in questa scia, ho pensato di prendere il nome di Leone XIV. Diverse sono le ragioni, però principalmente perché il Papa Leone XIII, infatti, con la storica Enciclica Rerum novarum, affrontò la questione sociale nel contesto della prima grande rivoluzione industriale; e oggi la Chiesa offre a tutti il suo patrimonio di dottrina sociale per rispondere a un’altra rivoluzione industriale e agli sviluppi dell’intelligenza artificiale, che comportano nuove sfide per la difesa della dignità umana, della giustizia e del lavoro».
E, infine, cita Paolo VI e l’auspicio, nel 1963, che «pose all’inizio del suo Ministero petrino: “Passi su tutto il mondo come una grande fiamma di fede e di amore che accenda tutti gli uomini di buona volontà, ne rischiari le vie della collaborazione reciproca, e attiri sull’umanità, ancora e sempre, l’abbondanza delle divine compiacenze, la forza stessa di Dio, senza l’aiuto del Quale, nulla è valido, nulla è santo”».



