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New York è sotto shock, colpita al cuore dal più grave attentato terroristico dopo quello dell’11 settembre 2001.
Ma questa volta non si tratterebbe di un piano organizzato da un gruppo terroristico. Gli investigatori e il Governatore di New York Andrew Cuomo escludono complicità nel gesto compiuto da Sayfullo Saipov, un uzbeko di 29 anni, che nel pomeriggio del 31 ottobre si è messo alla guida di un furgone pick up preso a noleggio e ha invaso deliberatamente la pista ciclabile che corre lungo la West Side Highway, nella parte meridionale di Manhattan, a poca distanza da dove si elevavano le Twin Tower abbattute dai terroristi l’11 settembre di 16 anni fa.
Il furgone ha travolto diversi passanti. Sei persone sono morte sul colpo, altre due hanno perso la vita in ospedale. I feriti sono 11, le loro condizioni sono gravi, ma nessuno è in pericolo di vita. Tra i morti, cinque sono di nazionalità argentina. Facevano parte di un gruppo di ex studenti che si erano dati appuntamento a New York per una rimpatriata. Tra le vittime c’è anche un cittadino belga.
Saipov ha fermato la sua corsa quando si è scontrato con un bus scolastico.A quel punto è sceso dal mezzo agitando delle armi giocattolo e gridando in arabo , secondo vari testimoni., “Dio è grande”. Un poliziotto gli ha sparato all’addome e ora Saipov è ricoverato in ospedale in condizioni critiche. Arrivato negli Stati Uniti nel 2010, Saipov aveva un permesso legale di residenza. Aveva lavorato come camionista e autista per Uber.
Gli investigatori hanno trovato dei foglietti sui quali Saipov aveva scritto a mano in arabo una dichiarazione di alleanza a ISIS.
In queste ore Saipov viene ritenuto un “lupo solitario”, entrato in azione ispirato dalla propaganda jihadista e dai precedenti attentati contro la folla in strada, compiuti in varie città europee (Nizza, Berlino, Londra, Stoccolma, Barcellona).



