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«Ho parlato con papa Leone XIV. È stata la nostra prima conversazione, ma è stata già molto calorosa e di grande spessore. Ho ringraziato Sua Santità per il suo sostegno all’Ucraina e a tutto il nostro popolo». Con un lungo post sul suo account X, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha raccontato la sua prima telefonata con il nuovo Pontefice, all'indomani del Regina Coeli in Piazza San Pietro, nel corso del quale il Papa ha lanciato un appello contro le guerre, richiamando in particolare l'amato popolo ucraino e chiedendo che venga raggiunta il più preso possibile «una pace autentica, giusta e duratura». Nel post Zelensky prosegue: «Ho informato il Papa dell'accordo tra l'Ucraina e i nostri partner, secondo cui, a partire da oggi, deve iniziare un cessate il fuoco completo e incondizionato per almeno 30 giorni», scrive il presidente. «Ho anche ribadito la disponibilità dell'Ucraina a ulteriori negoziati in qualsiasi formato, compresi colloqui diretti – una posizione che abbiamo ripetutamente sottolineato». E infine, l'invito rivolto a Leone XIV di visitare, presto, di persona, l'Ucraina.
La pace. Invocata con voce ferma e parole chiare e decise. E' cominciato così, con l'appello alla fine della guerra e alla ricerca della pace nei diversi contesti mondiali, dall'Ucraina a Gaza fino al Kashmir, il pontificato di Leone XIV. «Sono convinto che Leone XIV sarà un Papa coraggioso, perché guarda le orme di Cristo che lo precedono.Sarà un Papa che saprà seguire e portare la verità. Questo Pontefice si reso molto vicino a noi ucraini. Il nostro popolo si è sentito abbracciato dalla sua semplicità nello stare al nostro fianco. E questo ci dà tanta speranza. Perché la nostra voce, il nostro grido arriva a Dio anche tramite i suoi apostoli. Il dramma della disumanità non ha diritto di esistere e deve essere fermato». A parlare è monsignor Maksym Ryabukha, vescovo greco-cattolico dell'Esarcato di Donetsk, nell'Est dell'Ucraina, mentre, in una delle sue quasi quotidiane visite pastorali nelle zone più martoriate del Donbas, nei villaggi vicini al fronte, si dirige verso Kramatorsk. Domenica 11 maggio il vescovo salesiano ha inaugurato e consacrato a Kryvyi Rih un niovo rifugio, uno spazio sicuro per accogliere bambini e genitori, chiamato "Grotta", costruito presso la parrocchia greco-cattolica di San Nicola Taumaturgo, grazie alla collaborazione della Chiesa greco-cattolica e di molte organizzazioni benefiche.
«Sicuramente quello di Leone XIV è un messaggio di speranza», prosegue monsignor Ryabukha. «Il male viene meno quando viene chiamato con il suo nome. Parlare a voce alta, in modo aperto per dire cosa sta succedendo è molto importante. Spesso, nelle guerre, non si ricerca la dignità umana, ma i propri interessi. Ribadire che bisogna perseguire la pace autentica, giusta e duratura è molto significativo.Difendere i diritti umani e la pace vera è compito di ogni cristiano e dobbiamo metterci in cammino insieme per portare luce nei cuori umani».
A proposito dell'appello del Papa per la liberazione dei prigionieri di guerra e per il ritorno nelle loro case dei bambini ucraini deportati in Russia, il vescovo commenta:«Il richiamo fatto da Leone XIV è molto importante ed è stato letto nella chiave di un sostegno politico, diplomatico, spirituale. Ci sono tantissime famiglie ucraine che non sono più nulla dei loro cari, dispersi. Non sanno se sono morti, se si trovano nelle prigioni russe. Le famiglie dei dispersi cercano di tenere desta l'attenzione dei politici su questo dramma attraverso manifestazioni di piazza, per invocare, spronare la ricerca dei loro familiari. Il dramma della prigionia e della tortura è che stronca la vita umana, è un dolore immenso, perché spezza un'esistenza per sempre. I racconti dei soldati che ritornano dalla prigionia, dove hanno subìto torture, sono terribili, fanno rabbrividire. La deportazione in Russia dei bambini ucraini, che vengono affidati a famiglie russe, è un atto disumano, che va assolutamente fermato. Davanti ai miei occhi ci sono tutti quei bambini che in questi tre anni hanno visto i loro genitori morire sotto i bombardamenti. E' è successo in tante parti del Paese, da Mariupol a Kherson, da Sumy a Mikolaiv. E' straziante. Ed è terribile sentirsi strappati dalla propria cultura, sentirsi odiati e colpevolizzati perché si appartiene a un popolo che vuole vivere, vedere la propria storia cancellata, annientata, diventare un oggetto nelle mani di altri. Dobbiamo dire ad alta voce che questo dramma esiste e che non possiamo volgere lo sguardo da un'altra parte.Allora, voglio ringraziare il Papa perché si fa voce di tutti coloro che non hanno voce».
(Nella foto: monsignor Maksym Ryabukha all'inaugurazione del nuovo rifugio per bambini e genitori a Kryvyi Rih)



