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Lasciatemi parlare con me stesso, a voce alta. Alla fine capirete perché. Sono prete da 60 anni, ma non so ancora bene perché e come ci sono arrivato. Non avrei voluto nemmeno fare il cristiano, rancoroso con Dio che mi aveva rubato il papà (avevo appena due anni). Quando mi sono ritrovato prete, l’occasione mi è servita non per fare il prete, ma per fare il padre a chi non lo aveva. Così, senza accorgermi, il rancore con Dio si è trasformato in amore per migliaia di ragazzi, i quali colmarono il vuoto di paternità che mi ero portato dentro dall’infanzia.
Nei 60 anni passati in Italia e nel mondo ho incontrato le storie più assurde e le vicende più complicate e rischiose: terrorismo, droga, prostituzione, pedofilia, omosessualità, depressione, pazzia. Ma la cosa che più sconvolge, sarà semplice per voi, ma non per me: tutto questo “schifo” del mondo mi è caduto addosso senza che lo cercassi e senza che mi creasse il minimo disagio. Trovarmi alle tre della notte in Stazione Centrale a Milano a parlare con una prostituta, o in televisione con Mara Venier, o sull’Aspromonte con una comunità di eroinomani, non mi creava nessun disagio, anzi… E poi, mi trovavo sempre nel momento più problematico, senza averlo mai programmato. Esiste il caso? Ecco la domanda: o esiste un Dio delle occasioni? E le occasioni c’entrano con il Vangelo, con la fede, con la teologia? E la domanda ce l’ho qui, dopo 60 anni da prete, perché le occasioni impensate, assurde, mi arrivano anche adesso. Anzi, adesso che le cerco di meno, mi arrivano di più. Ho letto, riletto, scarabocchiato, sottolineato, strappato il Vangelo. E ho capito che di Vangelo in giro ce n’è poco. Oppure io mi sono fatto un Vangelo a mio uso e consumo come i “Millenial”. Per di più essendo oltre che prete anche religioso, ho fatto i voti di povertà, castità e obbedienza… Però non ho mai obbedito ai superiori, ma solo e sempre ai miei ragazzi. I loro desideri, problemi, richieste, per me erano ordini, obbedienze.
La povertà: ho visto passare dalle mie mani milioni, ma solo passare. Non ne ho mai “toccato” uno. Erano per loro. Non ho casa, non ho macchina, mangio quello che cucinano i ragazzi e tutto ciò che ho sono regali: dai maglioni, alle scarpe, ai fazzoletti, al letto, alle coperte. La castità, l’amore. Ho trasformato l’amore per una donna nell’amore per migliaia di figli. A me non bastavano otto, dieci figli. Per me tutti i figli del mondo sono miei figli, veri, più veri di me. E questo mi sconvolge un’altra volta. È il mio cuore così grande da tenere dentro il mondo, oppure, passando di qui per caso il Padreterno, mi ha prestato il suo?
Nei 60 anni passati in Italia e nel mondo ho incontrato le storie più assurde e le vicende più complicate e rischiose: terrorismo, droga, prostituzione, pedofilia, omosessualità, depressione, pazzia. Ma la cosa che più sconvolge, sarà semplice per voi, ma non per me: tutto questo “schifo” del mondo mi è caduto addosso senza che lo cercassi e senza che mi creasse il minimo disagio. Trovarmi alle tre della notte in Stazione Centrale a Milano a parlare con una prostituta, o in televisione con Mara Venier, o sull’Aspromonte con una comunità di eroinomani, non mi creava nessun disagio, anzi… E poi, mi trovavo sempre nel momento più problematico, senza averlo mai programmato. Esiste il caso? Ecco la domanda: o esiste un Dio delle occasioni? E le occasioni c’entrano con il Vangelo, con la fede, con la teologia? E la domanda ce l’ho qui, dopo 60 anni da prete, perché le occasioni impensate, assurde, mi arrivano anche adesso. Anzi, adesso che le cerco di meno, mi arrivano di più. Ho letto, riletto, scarabocchiato, sottolineato, strappato il Vangelo. E ho capito che di Vangelo in giro ce n’è poco. Oppure io mi sono fatto un Vangelo a mio uso e consumo come i “Millenial”. Per di più essendo oltre che prete anche religioso, ho fatto i voti di povertà, castità e obbedienza… Però non ho mai obbedito ai superiori, ma solo e sempre ai miei ragazzi. I loro desideri, problemi, richieste, per me erano ordini, obbedienze.
La povertà: ho visto passare dalle mie mani milioni, ma solo passare. Non ne ho mai “toccato” uno. Erano per loro. Non ho casa, non ho macchina, mangio quello che cucinano i ragazzi e tutto ciò che ho sono regali: dai maglioni, alle scarpe, ai fazzoletti, al letto, alle coperte. La castità, l’amore. Ho trasformato l’amore per una donna nell’amore per migliaia di figli. A me non bastavano otto, dieci figli. Per me tutti i figli del mondo sono miei figli, veri, più veri di me. E questo mi sconvolge un’altra volta. È il mio cuore così grande da tenere dentro il mondo, oppure, passando di qui per caso il Padreterno, mi ha prestato il suo?



