Mohammad Hannoun Mahmoud Ahmad non è un nome nuovo per chi segue le vicende del conflitto israelo-palestinese in Italia. Questo architetto palestinese di cittadinanza giordana, residente a Genova dal 1983, è stato arrestato lo scorso 27 dicembre nell'ambito di una vasta operazione antiterrorismo che ha portato in carcere nove persone, accusate di aver raccolto e inviato circa sette milioni di euro ad Hamas attraverso associazioni apparentemente benefiche.

Per comprendere la vicenda è necessario ripercorrere la storia di quest'uomo che per decenni ha vissuto tra due mondi: quello dell'attivismo a favore del popolo palestinese e quello dei sospetti di connivenza con il terrorismo.

Dagli anni Novanta a oggi: una vita sotto osservazione

Nato nel 1962, Mohammad Hannoun è palestinese ma ha anche cittadinanza giordana. Arriva in Italia nei primi anni Ottanta e si stabilisce a Genova, dove consegue la laurea in architettura, professione che però non eserciterà mai attivamente. Alla fine degli anni Novanta, da presidente del centro islamico di Genova, tentò di ricavare una moschea in una vecchia officina meccanica abbandonata, con finanziamenti dall'Arabia Saudita, ma il progetto non venne mai completato. Nel 1994 fonda l'Associazione Benefica di Solidarietà con il Popolo Palestinese (Abspp), con sede a Genova. L'organizzazione si presenta come un ente umanitario dedito ad aiutare orfani, famiglie bisognose e vittime della guerra in Palestina. Ma già da allora le autorità italiane nutrono dubbi sulla reale destinazione dei fondi raccolti.

Le prime indagini risalgono agli anni Novanta. Secondo i documenti, fin dal 1991 i servizi di intelligence italiani avevano segnalato Hannoun come coordinatore di una possibile cellula di Hamas nel Centro islamico genovese. Nel 2001 viene effettuata una perquisizione durante la quale vengono rinvenuti documenti riconducibili al gruppo palestinese.

Tra il 2003 e il 2010 si sviluppa un'inchiesta più approfondita della Procura di Genova. I pubblici ministeri ritengono di aver raccolto elementi significativi, ma nel 2010 il giudice per le indagini preliminari archivia il procedimento, ritenendo insufficienti le prove dell'accusa. Una richiesta di arresto per Hannoun venne firmata nel 2005 dall'allora pubblico ministero Nicola Piacente (oggi procuratore capo di Genova), ma fu respinta dal giudice.

Le sanzioni internazionali

Nonostante l'archiviazione in Italia, Hannoun rimane nel mirino delle intelligence internazionali. Israele aveva bandito l'Abspp dal 2002, accusando l'associazione di essere una copertura per sostenere Hamas. Nel corso degli anni, diversi istituti bancari cominciano a chiudere i conti dell'organizzazione. Tra il 2021 e il 2023 banche come UniCredit e Crédit Agricole, oltre a Poste Italiane e PayPal, chiudono i conti dell'associazione in seguito alle segnalazioni del governo israeliano. Anche i circuiti di pagamento internazionali Mastercard, Visa e American Express bloccano le donazioni dirette all'associazione.

Il momento di svolta arriva nell'ottobre 2023, esattamente un anno dopo l'attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre. L'Office of Foreign Assets Control del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti inserisce Mohammad Hannoun e l'Abspp nella lista delle Specially Designated Nationals, bloccando i loro beni. Secondo le autorità statunitensi, Hannoun ha inviato denaro alle organizzazioni controllate da Hamas almeno dal 2018 e ha versato almeno quattro milioni di dollari in un periodo di dieci anni. L'Abspp viene definita un ente di beneficenza fittizio che raccoglie fondi per scopi umanitari ma in realtà finanzia l'ala militare di Hamas.

L'attivismo pubblico e i rapporti con la politica

Nonostante le sanzioni internazionali, Hannoun continua la sua attività in Italia. Diventa presidente dell'Associazione dei Palestinesi in Italia e partecipa attivamente a manifestazioni e iniziative a sostegno della causa palestinese, soprattutto dopo il 7 ottobre 2023. La sua presenza alle manifestazioni pro-Palestina diventa sempre più visibile e controversa. Nel 2022 Hannoun tenne una conferenza stampa alla Camera per presentare un report intitolato "Gerusalemme 2021, l'ebraicizzazione accende il confronto", un incontro organizzato tra gli altri dal leader di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni. L'anno successivo, sempre a Montecitorio, presenta un altro rapporto dell'Abspp. Alcuni parlamentari di diverse forze politiche, dal Movimento 5 Stelle al Partito Democratico, lo hanno incontrato nel corso degli anni per discutere della situazione umanitaria in Palestina.

Nel novembre 2024 la Questura di Milano emette nei suoi confronti un foglio di via per istigazione all'odio e alla violenza, dopo alcune dichiarazioni considerate inappropriate durante una manifestazione. A ottobre riceve un altro foglio di via di un anno da Milano, per aver giustificato le uccisioni da parte di Hamas di presunti collaborazionisti.

L'arresto e le accuse

L'operazione che ha portato all'arresto di Hannoun e di altre otto persone è stata coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo di Genova, in collaborazione con la Digos e la Guardia di Finanza. Secondo l'ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice Silvia Carpanini, emergono elementi che descrivono una rete internazionale ben organizzata. Secondo le risultanze investigative, Hannoun avrebbe destinato nella raccolta di fondi una parte rilevante, più del 71%, al finanziamento diretto di Hamas o di associazioni ad essa collegate, per un totale di oltre 7,2 milioni di euro dal 2001 a oggi.

L'inchiesta documenta contatti con figure di spicco di Hamas, tra cui Ismail Haniyeh, leader politico del movimento ucciso da Israele nel luglio 2024. La conoscenza tra i due è documentata da fotografie che li ritraggono insieme in incontri ufficiali, ma anche da intercettazioni e dichiarazioni pubbliche dello stesso Hannoun. Oltre all'Abspp, gli inquirenti hanno individuato altre due associazioni che farebbero parte della stessa rete: l'Associazione Benefica La Cupola d'Oro, costituita a Milano nel dicembre 2023, e l'Associazione Benefica La Palma. Secondo i documenti desecretati dalle autorità statunitensi, La Cupola d'Oro sarebbe stata creata da Hannoun per eludere le sanzioni imposte dal Dipartimento del Tesoro.

Le indagini hanno anche rivelato che Hannoun stava pianificando un trasferimento in Turchia. La Procura evidenzia che Hannoun disponesse di un passaporto turco, di un conto bancario e di due abitazioni a Istanbul del valore di 1,3 milioni di euro, e che negli ultimi mesi avesse programmato la partenza con l'intenzione di essere raggiunto dalla famiglia. L'arresto è avvenuto il 27 dicembre, proprio il giorno previsto per la sua partenza per Istanbul.

La difesa di Hannoun

Mohammad Hannoun ha sempre respinto le accuse di finanziamento al terrorismo. Aveva dichiarato: «Non ho mai finanziato Hamas, ma, visto che me lo chiede, dico che Hamas rappresenta un partito che è stato democraticamente votato dal popolo palestinese, mentre condanno quegli appartenenti ad Hamas che commettono atti di terrorismo». Aveva spiegato che i soldi spediti in Palestina servivano ad aiutare orfani o famiglie e che tutto era trasparente, con rendicontazioni dettagliate. I suoi avvocati sottolineano che per accuse identiche a quelle attuali è già stato archiviato nel 2010 e che fornire aiuti a Gaza significa inevitabilmente avere a che fare con l'amministrazione locale, controllata da Hamas. Sostengono inoltre che l'inchiesta si basi prevalentemente su informazioni fornite dalle autorità israeliane, le cui valutazioni potrebbero essere influenzate dal contesto del conflitto.

Una vicenda che solleva interrogativi

L'inchiesta su Mohammad Hannoun solleva questioni complesse che vanno oltre il singolo caso giudiziario. Come si distingue l'aiuto umanitario genuino dal supporto a organizzazioni terroristiche in contesti in cui il controllo del territorio è nelle mani di gruppi armati? Come si bilancia il diritto di sostenere una causa politica con la necessità di contrastare il finanziamento del terrorismo? Il procuratore di Genova Nicola Piacente ha sottolineato che le indagini e i fatti emersi non possono in alcun modo togliere rilievo ai crimini commessi ai danni della popolazione palestinese successivamente al 7 ottobre dal Governo di Israele, né tali crimini possono giustificare gli atti di terrorismo di Hamas o costituirne attenuante.

La vicenda di Mohammad Hannoun si inserisce in un contesto più ampio di tensioni e sofferenze. Sono attualmente 25 le persone indagate nell'inchiesta, tra cui anche i familiari di Hannoun, la moglie e due figli, che secondo gli investigatori sarebbero stati consapevoli della destinazione reale dei fondi raccolti.

Ora spetterà alla magistratura italiana verificare le accuse e stabilire se dietro l'attività apparentemente umanitaria si celasse davvero una rete di sostegno al terrorismo. Gli interrogatori di garanzia sono previsti a partire dal 30 dicembre. Mohammad Hannoun è detenuto nel carcere di Marassi a Genova, unico tra gli arrestati a trovarsi fisicamente in Italia, mentre due presunti complici risultano latitanti, uno in Turchia e l'altro a Gaza.

La storia di quest'uomo che per quattro decenni ha vissuto tra Genova e la causa palestinese ci ricorda quanto sia sottile, e talvolta ambiguo, il confine tra solidarietà umanitaria e complicità con la violenza in uno dei conflitti più tragici e irrisolti del nostro tempo.