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Accertare la verità senza strumentalizzazioni. Compito difficile in un Paese nel quale, più che la vera messa all’angolo dei terroristi, si punta a cercare gli scandali, veri o presunti, per spostare i sondaggi di gradimento a proprio favore. Succede per l’inchiesta sui presunti finanziamenti ad Hamas che hanno portato all’arresto di 9 persone e al sequestro di sette milioni di euro. La vicenda è ormai nota: alcune onlus, in particolare l’”Associazione palestinesi in Italia”, di cui è presidente Mohammad Hannoun, avrebbero utilizzato le organizzazioni per dirottare a favore di Hamas le generose raccolte fondi che sarebbero dovute invece pervenire alla popolazione stremate di Gaza.
«Non si usi l'inchiesta per criminalizzare la solidarietà», ha subito sottolineato l’Ucoi (Unione delle comunità islamiche), «ma», ha detto con forza, «usare la beneficenza come copertura è un tradimento. Se verranno provate condotte di finanziamento illecito vanno perseguite con rigore». Nello stesso tempo, però, l’Unione respinge «con la stessa fermezza ogni tentativo di usare questa inchiesta per criminalizzare un intero movimento o la solidarietà umanitaria: aiutare i civili in modo trasparente e tracciabile è legittimo, usare la beneficenza come copertura, se accertato, è un tradimento».
Restano sotto sequestro le banconote rinvenute con 17 perquisizioni effettuate dalla Digos (incluse le tre sedi dell'Associazione Benefica di Solidarietà con il Popolo Palestinese a Genova, Milano e Roma), a Torino, Bologna, Bergamo, Firenze, Monza Brianza, Lodi, Sassuolo (Modena). In tutto, sottolinea la procura, è stato sequestrato denaro contante per un milione e 80 mila euro, trovato non solo nella sede dell'Abspp ma anche nelle residenze delle persone indagate, In un caso, circa 560 mila euro erano stati nascosti in un vano ricavato in un garage a Sassuolo.
Intanto la politica si spacca con reciproche accuse di connivenza e di strumentalizzazioni. E non aiuta neppure l’enfasi con la quale (forse per sviare l’attenzione sulla contestuale approvazione della riforma della Corte dei Conti?) le tv nazionali hanno riportato la notizia. A cominciare dalla definizione di Hannoun come «leader dei palestinesi in Italia», e non come presidente di un’associazione che si chiama «Palestinesi in Italia», quasi che rappresentasse, al pari di un ambasciatore, o un delegato dell’Autorità nazionale palestinese, l’intero popolo semitico presente in Italia. Fino a ignorare che lo stesso Netanyahu , secondo le recenti rivelazioni di Yuval Diskin, ex capo dello Shin Bet, il servizio di sicurezza israeliano avrebbe contribuito significativamente alla crescita di Hamas con l’obiettivo di indebolire l’autorità nazionale palestinese e impedire la nascita di uno Stato palestinese. Già nel 2015, l’attuale ministro delle finanze, il colono Belazel Smotrich, dichiarò, al canale israeliano Knesset che «Hamas è un vantaggio e Abu Mazen (presidente dell’Anp, n.d.r.) è un peso».
Netanyahu non ha mai nascosto di volere l’isolamento di Gaza con il pieno controllo della Striscia da parte di Hamas.
E, mentre scorrono le immagini del recente sequestro, da parte della procura di Genova, dei milioni di euro probabilmente destinati all’organizzazione terroristica, tornano alla mente anche quelle del novembre 2018 quando intere valigie piene di dollari furono sequestrate mentre transitavano dal Qatar, via governo israeliano, fino ad Hamas. Allora si parlò di prove della strategia di finanziamento che tra il 2012 e lo stesso 2018 puntava a rafforzare i terroristi. I fondi, oltre un miliardo di ollari, venivano trasferiti elettronicamente dal Qatar a Israele e, da parte del governo di Netanyahu, portati poi in contanti nella Striscia. Il Primo ministro israeliano sostenne all’epoca che si trattava di finanziare l’ indebolimento dell’ANP: «Mantenere una separazione tra l’Autorità Palestinese in Cisgiordania e Hamas a Gaza aiuta a impedire l’istituzione di uno stato palestinese», affermò Netanyahu.


