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Don Antonio Mazzi, 96 anni, nella sedi di Exodus a Milano
Novantasei anni e una vita intera spesa accanto a chi rischiava di restare indietro. Famiglia Cristiana ha scelto don Antonio Mazzi come “Italiano dell’anno” 2025, dedicandogli la cover e un’ampia intervista a firma di Francesco Anfossi nel numero in edicola questa settimana. Un riconoscimento che arriva mentre ricorrono i 40 anni di Exodus, la rete di comunità fondata dal sacerdote per accogliere e sostenere migliaia di giovani fragili che si erano persi nel tunnel della droga e della dipendenza.
Da decenni tra le firme più autorevoli del nostro settimanale, fin da giovane don Mazzi ha dedicato il suo ministero alle parrocchie di periferia e ai centri educativi, intercettando le ferite di una società spesso distratta. Negli anni Settanta, di fronte al dramma della droga esploso al Parco Lambro di Milano, nacque la sua intuizione più profetica: Exodus, una risposta concreta a un’emergenza che molti preferivano non vedere.


È lo stesso sguardo che emerge oggi, senza attenuazioni, quando commenta la vicenda della famiglia che viveva nel bosco, con i figli poi allontanati dai genitori in una vicenda che da settimane tiene banco sui media: «Li riporterei a casa domani mattina. La vicenda da umana è diventata giuridica ed è sbagliato. Hanno prevalso le norme. Bastava cercare loro una casa decente. Mi domando perché in nome della legge si sia distrutta una realtà autenticamente familiare».
Parole che riflettono una visione coerente, maturata in una vita di ascolto e di prossimità. Anche quando parla di genitori e adolescenti, don Mazzi invita a non semplificare: «La disattenzione non è il problema. È l’adolescenza nel suo insieme a essere una stagione delicata e decisiva».
Le motivazioni del nostro riconoscimento fanno riferimento proprio questo: «La sua presenza costante sui media, parlando di temi che molti preferivano ignorare: dipendenze, educazione, famiglia, solitudini. Per la sua voce schietta, popolare, mai accomodante, sempre dalla parte degli ultimi. E per aver mostrato che il recupero è possibile, che l’umanità vale più dei pregiudizi e che nessun ragazzo è perduto per sempre».
Novantasei anni che don Antonio Mazzi dice di non sentire addosso: «La vita ha più senso del tempo». Una frase che sintetizza il suo cammino e il senso di un premio che non celebra solo una lunga storia personale, ma una testimonianza ancora viva, capace di interrogare la coscienza del Paese.





