Sono una donna divorziata e vorrei porle un quesito: che significa essere cristiani oggi? Vuol dire, forse, andare in chiesa tutti i giorni, prendere la comunione, pregare mattina e sera? Io ne ho un concetto diverso, distante dalla tanta ipocrisia che c’è in giro. Oggi, se hai una famiglia e sei in regola agli occhi degli altri e della società, allora sei rispettata. Pazienza se, poi, nella famiglia ci sono liti, botte e parolacce. Io divorziata, invece, sono considerata “figlia di un Dio minore”, sono fuori regola davanti a questa società così emancipata e libera. Ma quale libertà? Ogni volta che vai in un ufficio c’è sempre qualcuno che ti ricorda il tuo status e ti guardano come per dire: “poveretta”! Ma chi dà a questi signori il diritto di giudicare? Essere cristiani per me significa prendere la croce sulle spalle tutti i giorni e andare avanti, amare il prossimo nelle piccole cose, e credere in Dio che vede e legge nel tuo cuore, e non si ferma alle apparenze. Io vado per la mia strada, secondo la frase di sant’Agostino: «Ama e fa’ quel che vuoi».
Donna divorziata

In questa società così emancipata e libera, come tu dici, a me pare che a sentirsi “figli di un Dio minore” siano spesso le coppie che stanno insieme da tanti anni. Oggi, tutto è precario. Prevale la mentalità che nulla possa essere “per sempre”. Al punto che i nostri giovani, anche quando si sposano in chiesa, hanno una riserva mentale che l’impegno non sia duraturo.