Ci resteranno l’urlo con la maglia strappata, una cosa a mezzo tra l’incredibile Hulk e King Kong e il tifoso della semifinale con il Tricolore annodato in testa sotto il mento come la zia Tina, il sorriso da copertina di Matteo Berrettini, ci resterà l’adrenalina. E la certezza che avevamo sbagliato tutti le previsioni. Aveva avuto fiuto Jannik Sinner quando diceva che l’Italia del tennis avrebbe potuto vincere la Davis senza di lui.

Aveva ragione lui e torto noi quando gli chiedevamo di ripensarci e rendersi disponibile per l’ultimo punto nel caso in cui si fosse verificata la circostanza di disputarselo.

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Abbiamo vinto! (Ansa)

Se ci avesse dato retta, avrebbe tolto a noi la maglia alla Hulk, l’urlo, ma soprattutto li avrebbe tolti a Flavio Cobolli che non solo li meritava più di noi, ma che avrebbe perso l’esperienza maturata con quelle sei ore di lotta in campo, in partite tirate, in rimonta, sotto pressione. Qualcosa che si può sperimentare solo in campo, con la bolgia del pubblico e l’aspettativa propria e altrui, irripetibile in allenamento per la situazione, e che tornerà utile a breve: fieno in cascina del suo futuro di professionista. Oppure avrebbe tolto a Matteo Berrettini, il pioniere di questa grande stagione, penalizzato da tanti infortuni, l’opportunità di trascinare i compagni al successo in Coppa Davis, in un momento in cui aveva certamente bisogno della fiducia di potersi ancora esprimere ad alto livello.

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L'urlo di Matteo Berrettini (Ansa)

L’assenza del catalizzatore di tutta l’attenzione, non solo ha sfilato gli altri dal cono d’ombra, ma ha anche dato loro l’emozione del cimento, il gusto della conquista, la prova di non dipendere dalla coperta di Linus. Perché è vero che per l’albo d’oro saranno sempre tre Coppe Davis per l’Italia, ma rimanderanno sempre a chi se le è sudate dal campo. E la festa dopo ha un sapore diverso e una soddisfazione diversa per chi ha avuto la possibilità di cimentarsi. Avrebbero potuto perderla? Sì, ma il senso dello sport, il suo bello, è non sapere prima come andrà a finire, è stare lì a soffrire sul filo di un tie break deciso 17-16. E di sicuro individualmente non ha lo stesso gusto ciò che si vince senza unire il proprio apporto.

Football - 1994 FIFA World Cup - Final - Italy v Brazil - Rose Bowl, Los Angeles - 17/7/94 Franco Baresi - Italy and Romario - Brazil Mandatory Credit: Action Images
Football - 1994 FIFA World Cup - Final - Italy v Brazil - Rose Bowl, Los Angeles - 17/7/94 Franco Baresi - Italy and Romario - Brazil Mandatory Credit: Action Images
Franco Braresi durante la finale di Usa 1994 contro il Brasile (Action Images/Reuters) (Action Images)

Lo insegna la storia dello sport tutto: Franco Baresi ha nel palmares un mondiale vinto dalla tribuna, senza un solo minuto neppure in panchina (Spagna 1982) e uno perso ai rigori al 120° dopo la partita della vita in Nazionale (Usa 1994). Non gli verrà mai meno il rimpianto per quel rigore sbagliato, ma alla storia della Nazionale italiana di calcio passerà non per quel mondiale vinto a 22 anni senza figurare che nella foto ufficiale prima di partire, ci passerà per quei miracolosi 120 minuti giocati prima, al rientro dal menisco rotto con operazione in corsa in corso di mondiale. La cosa più da capitano coraggioso che gli dei dello sport potessero inventare. Avrebbe preferito vincerla? Di sicuro, ma non senza giocare.

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Selfie con Davis (Ansa) (ANSA)

Il tennis è, e resta, con l’eccezione della Davis, uno sport professionistico e individuale, e la programmazione è una parte fondamentale del lavoro: può fare la differenza tra una stagione riuscita e una fallita, e addirittura tra una carriera riuscita e una rimasta a mezzo guado, alla fine quando si faranno davvero i conti della partita con la storia che Sinner ha già in corso.

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Volandri con Cobolli (Ansa)

Poter contare su una rosa ampia e gestirla bene, come evidentemente sa fare Filippo Volandri, dice non solo della salute del tennis italiano, ma significa dare a tutti le migliori opportunità secondo le necessità di ciascuno a ogni stagione. Significa fare il meglio per raccogliere il massimo consentendo a tutti di esprimersi nel pieno del potenziale. I conti di fine stagione 2025 sono lì a dimostrarlo.