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Terremoto in Medio Oriente. Il vasto, massiccio attacco israeliano sui siti nucleari e militari iraniani, nella notte fra il 12 e il 13 giugno, apre a un inevitabile scenario di guerra fra i due Paesi. Un'operazione, quella di Israele, preparata a lungo, mirata, con lo scopo di distruggere i siti dei programmi di arricchimento dell'uranio di Teheran. Ad essere colpiti sono stati più di cento obiettivi in tutto il Paese. Nell'attacco sono rimasti uccisi il capo di Stato maggiore e la guida dei pasdaran (le Guardie rivoluzionarie) Hossein Salami, oltre a sei scienziati nucleari. E Israele ha annunciato che l'operazione andrà avanti per tutti i giorni necessari.
Gli Stati Uniti si sono immediatamente smarcati dall'azione israeliana, dichiarando di non essere stati coinvolti in questa operazione unilaterale. Israele ha dichiarato lo stato di emergenza nel Paese e chiuso lo spazio aereo. Dal canto suo, l'Iran ha risposto lanciando un centinaio di droni contro contro il territorio israeliano e affermando che l'attacco equivale a una dichiarazione di guerra contro Teheran.
Lo scontro fra Israele e Iran ha destabilizzato e messo in allarme tutta la regione mediorientale. L'Oman, dove era previsto che si svolgesse il nuovo round di colloqui sul nucleare fra Stati Uniti e Iran il prossimo weekend, ha condannato l'attacco avvertendo che potrebbe compromettere gli sforzi diplomatici (Teheran ha già detto che non partecipare ai prossimi colloqui). Dura e ferma condanna è arrivata anche dal Qatar, dagli Emirati arabi uniti, dall'Arabia Saudita, dalla Turchia. dagli Houthi dello Yemen (finanziati e suppportati da Teheran). Anche la Cina si è detta molto preoccupata per l'attacco di Israele. Il segretario generale della Nato Mark Rutte ha affermato che a suo parere questa operazione non rischia di avvicinare una guerra nucleare o una guerra mondiale e ha commentato che ora la priorità assoluta è lavorare per la riduzione dell'escalation.
Perché questo attacco proprio adesso? A spiegarlo è stato il premier israeliano Benjamin Netanyahu in un discorso trasmesso in Tv: «Per decenni i tiranni di Teheran hanno sfacciatamente e apertamente invocato la distruzione di Israele. Negli ultimi anni l'Iran ha prodotto uranio arricchito sufficiente a nove bombe atomiche. Negli ultimi mesi l'Iran ha compiuto passi mai fatti prima per rendere bombe questo uranio arricchito». Proprio il giorno prima dell'attacco, il 12 giugno, l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) - fondata nel 1957 per promuovere l'uso pacifico dell'energia nucleare - ha votato una risoluzione contro l'Iran dichiarando che Teheran non rispetta gli obblighi fissati dal Trattato di non proliferazione nucleare. L'Iran ha sempre sostenuto di non voler arrivare a produrre una bomba atomica e di usare il programma nucleare per scopi pacifici. Ma le sue azioni dimostrano tutt'altro: negli ultimi anni ha impresso una forte accelerazione al programma raggiungendo il 60% dell'arricchimento dell'uranio, processo che serve per produrre energia nucleare per scopi civili, ma che è fondamentale anche per costruire un ordigno atomica. Un livello troppo elevato rispetto a quello fissato dagli accordi sul nucleare e che permetterebbe all'Iran di arrivare nel giro di poco tempo al 90% (la soglia necessaria per fabbricare un'arma atomica). L'Agenzia ha accusato Teheran di non aver collaborato con gli ispettori internazionali e di aver ostacolato le azioni di controllo sui siti. Il programma nucleare iraniano, insomma, rappresenta senza dubbio una minaccia per la comunità internazionale, a partire da Israele, che Teheran vuole - dichiaratamente - annientare. Da parte dell'Aiea è stata la più forte presa di posizione degli ultimi vent'anni.
(Foto Ansa)



