Caro don Antonio, ho letto con gioia la lettera di Angela L., mamma di Chiara (FC n. 35/2014), che si trova ad Addis Abeba per la cooperazione. Vorrei ringraziarla per l’attenzione che la rivista dà a questo tema che mi vede coinvolta in prima persona. Vorrei lanciare un appello ad altri genitori che volessero raccontare le esperienze dei loro figli residenti all’estero per cercare lavoro, per studio o per aiutare popolazioni disagiate. Questo fenomeno andrà ad allargarsi soprattutto tra i giovani del Suditalia che, sicuramente, hanno meno possibilità di sbocchi lavorativi, innescando un circolo vizioso che desertificherà tanti territori e famiglie. Papa Francesco chiede alla Chiesa di uscire verso le “periferie esistenziali”. Una di queste è quella dei giovani che, oggi, sono “analfabeti” nella fede. Ciò mina alla base la pratica dei sacramenti, soprattutto il matrimonio religioso, con conseguenze sul battesimo dei figli e la loro educazione cristiana.
CARLA F.
Accolgo il tuo appello e spero che anche altri lettori e lettrici possano raccontarci le esperienze dei propri figli. Hai ragione a ricordarci che una delle “periferie esistenziali” che più dovrebbe preoccuparci è quella dei giovani. Sia perché li abbiamo “derubati” del loro futuro, non offrendo loro opportunità di lavoro e occupazione, sia perché ci è sempre più difficile trasmettere loro educazione, fede e valori. Non lasciamo, quindi, cadere nel vuoto l’appello del Papa.
CARLA F.
Accolgo il tuo appello e spero che anche altri lettori e lettrici possano raccontarci le esperienze dei propri figli. Hai ragione a ricordarci che una delle “periferie esistenziali” che più dovrebbe preoccuparci è quella dei giovani. Sia perché li abbiamo “derubati” del loro futuro, non offrendo loro opportunità di lavoro e occupazione, sia perché ci è sempre più difficile trasmettere loro educazione, fede e valori. Non lasciamo, quindi, cadere nel vuoto l’appello del Papa.


