La Federcalcio spagnola ha minacciato uno sciopero totale, a partire dal prossimo 16 maggio, in disaccordo con il Governo. Oggetto del contendere è un regio decreto, che modifica la ridistribuzione dei diritti tv. Qui, gli aspetti davvero inconsueti della vicenda sono 2. Il primo è che è singolare come un soggetto di governo, la Federcalcio, diventi soggetto di opposizione e di lotta. Il secondo è che questo regio decreto sembra animato dai nobili principi del bene comune.

La nuova legge, infatti, punta ad una ridistribuzione più equa dei diritti tv, che in Spagna favorisce nettamente i top club, come Real Madrid e Barcellona. Perché, allora, tutto questo? Perché i contrasti fra chi deve decidere sembrano prevalere sull’utilità di quanto viene deciso. La Federcalcio ha accusato il Governo di “mancanza di rispetto”, per non essere stata consultata nella stesura del testo della legge: una legge, guarda caso, che limiterebbe i poteri della Federcalcio stessa. Ancora una volta, emerge un virus mondiale: gli interessi egoistici di parte hanno il sopravvento sulla sostanza delle decisioni prese, anche quando appaiono giuste