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«Ogni momento della mia vita è stato fotografato e pubblicato». Queste parole sono state pronunciate da una diciottenne austriaca che ha denunciato i genitori per aver postato le sue foto su Facebook fin da quando era molto piccola: 500 scatti di vita quotidiana che ritraggono la allora bambina mentre fa i suoi bisogni nel vasino o mentre gattona nuda, immagini che Anna Meier (nome di fantasia) ha chiesto che vengano cancellate perché sono state pubblicate senza il suo consenso. Ma i genitori rifiutano di farlo e così, una volta raggiunta la maggiore età, non le è restata altra strada che rivolgersi a un giudice.
Non è la prima volta che viene sollevata la questione delle immagini dei minori sui social network, ma questo è forse il primo caso in cui una ragazza ormai diventata maggiorenne si ribella. E’ da quando aveva 14 anni, ovvero dal momento in cui si è iscritta anche lei a Facebook, che Anna chiede a mamma e papà di rispettare la sua privacy togliendo quelle immagini, ribaltando la tipica situazione in cui sono i genitori a chiedere ai figli minorenni di non mettere foto personali per non fare brutti incontri online.
Ma i genitori della diciottenne, proprio come farebbero gli adolescenti, hanno rifiutato di cancellare dai loro profili Facebook quei ricordi a loro tanto cari. Non basterebbe stampare le foto e conservarle nei cari vecchi album da sfogliare fra quattro mura, lontane dagli occhi indiscreti dei 700 amici virtuali dei signori Maier? Secondo Die ganze Woche, il settimanale austriaco che ha riportato la notizia, se la sentenza darà ragione alla ragazza, i genitori dovranno risarcirla con una somma dai mille ai tremila euro, oltre ovviamente a eliminare le sue foto.
Intanto in Francia è entrata in vigore una legge che prevede multe fino a 45 mila euro e un anno di carcere per chi posta foto sui social network senza il consenso degli interessati. In Italia, dove pochi giorni fa Tiziana Cantone, una ragazza di Padova, si è tolta la vita dopo la diffusione in rete di un suo video hard, vige la legge sulla privacy che, se violata, può comportare da un’ammenda di 516 euro fino alla reclusione da sei mesi a tre anni. Ma con l'avvento dei social network forse andrebbe aggiornata per tutelare anche i soggetti più deboli come i minori. Nel frattempo, meglio non farlo.



