Ricordate una vecchia pubblicità in cui un ragazzino squinternato mescolando italiano e inglese arrivava alla filosofia secondo cui “due is meglio che one”, due è meglio di uno? A una conclusione simile è arrivato, a proposito di mascherine, uno studio scientifico, niente affatto scherzoso, pubblicato sul vol.70/2021 della rivista Morbidity and Mortality weekly report dei Cdc, centri di controllo e prevenzione delle malatie del Us Departement of Health and Human Services (il dipartimento della salute statunitense).

Si tratta di uno studio, intolato Maximizing fit for cloth and medical procedure masks to improve performance and reduce Sars-Cov-2 transmission and exposure, 2021, che dimostra che indossare le mascherine chirurgiche, riducendone la circolazione di aria ai lati del viso, con alcuni accorgimenti ne migliora l’efficacia in termini di prevenzione della trasmissione del Sars-cov-2, una notizia che può tornare particolarmente utile in un momento in cui pesano le incognite su varianti più contagiose e sulle quali ancora si sta studiando per capire se siano meno sensibili ai vaccini e agli anticorpi monoclonali, nonché agli anticorpi naturali prodotti da una precedente infezione.

La prima cosa che ci dice questo studio è che le mascherine servono e per farle funzionare di più è importante che le indossi sia chi è potenzialmente contagioso sia chi è potenzialmente esposto al contagio, perché se manca a uno dei due si rischia di più di diffondere il virus. Ma conta anche il modo con cui le si indossa, soprattutto quando si tratta di una mascherina chirurgica se ne possono migliorare di molto le performance a seconda di come la si porta, ma non basta per questo risultato metterla correttamente coprendo naso e bocca, perché può lasciare uscire parecchia aria ai lati del viso, dato che non “chiude”. La ricerca evidenzia «l’importanza di una buona aderenza per massimizzare la performance delle mascherine in generale» e dimostra che questa aderenza si può migliorare.

In particolare i ricercatori hanno fatto un doppio esperimento. In un laboratorio, in cui hanno testato grazie a un simulatore l’esposizione a droplets e aerosol in presenza di una persona che tossisce, hanno messo a confronto la performance di

1) una mascherina chirurgica a tre strati di quelle con gli elastici che vediamo di norma sul mercato (non filtrante cioè non corrispondente alla sigla Fpp2 o al suo equivalente americano N95, le uniche dotate di un potere di filtro certificato)

2) una mascherina chirurgica identica alla precedente cui è stata sovrapposta una mascherina cosiddetta di comunità, cioè di stoffa.

3) Una mascherina chirurgica come sopra cui sono stati legati alla base, come nella foto (tratta dalla ricerca originale), gli elastici, avendo cura di farla aderire al viso piegando il tessuto in eccedenza verso l’interno, in modo da ridurre l’aria che entra e esce ai lati del volto.

Il risultato è stato che se la mascherina chirurgica da sola, senza modifiche, ha bloccato il 42% delle particelle di un colpo di tosse simulato, risultato analogo a quello della mascherina di stoffa da sola (che arriva a bloccare al 44.3%, ma è un dato limitato alla mascherina testata, perché non ci sono standard richiesti per questo tipo di mascherine). La combinazione di mascherina chirurgica sotto e mascherina di stoffa sopra, invece, ha bloccato il 92.5% delle particelle emesse da un colpo di tosse simulato. Un risultato analogamente migliore ha dato la sola mascherina chirurgica modificata con gli elastici delle mascherine legati vicino al viso come nel punto indicato al punto 3).

Il risultato è migliorato ancora quando il potenziale diffusore e la potenziale persona esposta hanno indossato entrambi mascherine sovrapposte come specificato o legate ai lati.

L’esperimento dimostra dunque che ridurre l’aria in ingresso e in uscita laterale dalle mascherine chirurgiche le fa funzionare meglio. Lo studio mette in guardia anche dai limiti della ricerca: gli scienziati sono in grado di dire che quanto sperimentato avviene mettendo una mascherina chirurgica sotto e sopra una mascherina di stoffa del tipo sperimentato. Non avendolo sperimentato, non possono garantire che lo stesso accada sovrapponendo mascherine diverse con combinazioni diverse. Dicono anche che la strategia di annodare gli elastici non è adatta a tutte le persone, può infatti rendere troppo piccola la mascherina per chi abbia il viso largo o la barba che comunque non aiuta l’efficacia. Lo stesso dicasi per i bambini, dato che lo studio è stato fatto su un viso adulto, non ci sono dati su di loro. Lo studio mostra che a migliorare le performance delle mascherine chirurgiche non è tanto e solo la sovrapposizione in sé degli strati di tessuto, quanto la riduzione degli spifferi ai lati della mascherina, anche se questo comporta il lieve disagio di avere la sensazione di respirare un po’ meno liberamente. Ricordano anche che il risultato protettivo è limitato in spazi chiusi con scarsa aerazione e non può, soprattutto in presenza di varianti contagiose, prescindere dagli altri presidi: lavaggio delle mani e distanziamento fisico.