Nessuno spiraglio di apertura a una tregua. Anzi, al contrario, la ferma volontà di andare avanti nella campagna di conquista territoriale dell’Ucraina. È quanto ha fatto intendere in molto chiaro e deciso Vladimir Putin durante la conferenza stampa di fine anno, che si è svolta all’interno del programma televisivo in diretta Risultati dell'anno, nelle stesse ore in cui il Consiglio europeo ha approvato un prestito a Kyiv di 90 miliardi di euro, dopo aver bocciato la proposta di usare gli asset russi. La conferenza stampa è un appuntamento annuale tradizionale, che solo in rari casi non si è tenuto, come ad esempio nel 2022, quando Mosca ha lanciato l’invasione su vasta scala dell’Ucraina. Rispondendo a una selezione di domande, il presidente russo ha ribadito la superiorità e il successo militare della Russia in Ucraina, accusa Kyiv di ostacolare il processo di pace addossando al Paese aggredito la colpa di non aver ancora raggiunto un accordo.

«In generale, immediatamente dopo che le nostre truppe hanno respinto il nemico dalla regione del Kursk, l’iniziativa strategica è passata interamente nelle mani delle forze armate russe», ha detto Putin. «Cosa significa? Vuol dire che le nostre truppe stanno avanzando lungo l'intera linea di contatto, in alcuni posti più velocemente, in altri più lentamente, in tutte le direzioni il nemico si sta ritirando».

Il leader del Cremlino si è soffermato a descrivere il quadro militare nella zona del fronte, parlando di quella che viene definita la cintura fortificata, un’area che si estende per 50 chilometri da nord a sud, e che comprende diverse cittadine, Slovyansk, Kramatorsk, Druzhkivka, Kostantynivka. «Cominciamo da lì», ha detto. Affermando che «anche nelle altre parti le nostre truppe vanno avanti con efficacia. Sicuramente continueremo ad andare avanti e riusciremo ad andare anche un po’ più a Sud». L’offensiva russa, insomma, non si arresta, nonostante gli avanzamenti sul terreno siano molto più lenti, difficili e dispendiosi di quello che il Cremlino vuole far credere. Nessuna intenzione, da parte di Mosca, di congelare la linea del fronte allo stato attuale, come richiesto dal Governo di Kyiv.

Nel 2022, «le autorità ucraine si sono rifiutate di ritirare le loro truppe» dal Donbas, accusa Putin. «Hanno successivamente rifiutato di attuare gli Accordi di Istanbul e ora si rifiutano di risolvere pacificamente questo conflitto». Mosca – dice ancora Putin - vede alcuni segnali che indicano che Kyiv è pronta a un dialogo. «L’unica cosa che voglio dire», sottolinea il leader del Cremlino, «è che noi abbiamo sempre detto: siamo pronti e desiderosi di mettere fine a questo conflitto pacificamente, sulla base dei principi che ho esposto a giugno passato (nel 2024) al ministro russo degli Affari esteri e affrontando le cause profonde che hanno portato a questa crisi». Richiamando i principi esposti a giugno nel 2024, il presidente russo fa riferimento alla sua proposta di legare un possibile cessate il fuoco al completo ritiro delle truppe ucraine dalle regioni rivendicate da Mosca come sue.

Le richieste di Putin non sono cambiate e vengono riaffermate con forza. Il leader russo resta granitico nei suoi obiettivi, parla di dialogo ma chiede di fatto una capitolazione da parte dell’Ucraina, continua a pretendere che sia Kyiv a cedere e ad adeguarsi alle richieste russe, accettando pesanti rinunce in primis territoriali.

Attualmente la Russia occupa circa un quinto del territorio ucraino, tutto il Luhansk, tre quarti del Donetsk, buona parte delle regioni di Zaporizhzhia, di Cherson, tutta la Crimea. Ma l’attenzione di Putin è interamente concentrata sul Donbas, in particolare sulla parte dell’oblast di Donetsk che Mosca fino a oggi non è mai riuscita ad espugnare e che Kyiv non ha alcuna intenzione di consegnare alla Russia. La questione dei territori resta il problema più delicato e spinoso da risolvere per raggiungere un accordo, insieme al tema delle garanzie di sicurezza da offrire a Kyiv per cautelarsi di future nuove aggressioni di parte di Mosca.

Quanto a Donald Trump, Putin ha elogiato gli sforzi del presidente Usa di porre fine al conflitto, affermando: «Il presidente Trump e io ci siamo trovati d'accordo e abbiamo quasi concordato sulle sue proposte ad Anchorage. Quindi affermare che stiamo rifiutando qualcosa è assolutamente errato e infondato. Abbiamo ricevuto alcune proposte durante gli incontri preliminari a Mosca e ci è stato chiesto di fare alcuni compromessi. Dopo essere arrivato ad Anchorage, ho detto che queste decisioni non sarebbero state facili per noi, ma abbiamo accettato i compromessi proposti».

Putin ha definito «un furto» la proposta – respinta – dell’Unione europea di usare gli asset russi congelati per finanziare la difesa dell’Ucraina. E uno sguardo alla situazione economica della Russia: «La crescita del Pil è dell'1 per cento, ma se consideriamo gli ultimi tre anni la crescita complessiva è del 9,7 per cento».

Nonostante il lavoro intenso della diplomazia in queste settimane, i venti di guerra non si placano. Alcune settimane fa Putin aveva lanciato una nuova intimidazione ai Paesi europei: «La risposta della Russia alla militarizzazione dell'Europa sarà molto convincente». La risposta si chiama Oreshnik: ieri, 18 dicembre, il presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko ha annunciato che sul territorio della Bielorussia, il più stretto alleato di Mosca, è stato schierato ed è operativo il nuovo sistema missilistico russo, con capacità nucleare.