«I semi alla fine daranno frutto». In un messaggio WhatsApp la voce emozionata di una giovane donna ringrazia padre Alberto, mentre gli racconta del suo papà. Assiduo nei viaggi in Terra Santa organizzati dal prete servita, fatti di studio biblico e aiuti ai bambini del Baby Caritas Hospital, l’uomo, a fine settembre, si era trovato di fronte alla scelta della figlia imbarcata sulla Global Sumud Flotilla: proseguire verso Gaza, andando incontro al blocco delle navi israeliane e nel migliore dei casi al carcere, o tornare indietro.

«Non ti fermare, prosegui», le aveva detto. Anni dopo quel seme, piantato a Gerusalemme, continuava a dare frutti.

È come uno scrigno prezioso il telefonino di padre Alberto Maggi. Volti, storie, frammenti di vita a tracciare una rete di relazioni fatte di gioie e dolori condivisi, parola di Vangelo e piccole frasi affettuose per ricordarsi a distanza, speranze di uomini e donne.

A 80 anni compiuti – li ha festeggiati il 6 novembre – padre Maggi usa senza timore i social, all’ombra del chiostro del convento dei Servi di Maria a Montefano.

In questo paesino, tra Ancona e Macerata, 30 anni fa ha dato vita al Centro studi biblici dedicato a padre Giovanni Vannucci, con il confratello Ricardo Pérez Márquez, biblista, 67 anni, originario di Granada e attuale provinciale dei Serviti per il Piemonte e la Romagna.

Tra piante di olivo, limoni e cespugli di rose, in questo spazio – dove vivono una decina di gatti, tutti rigorosamente chiamati per nome, la cagnolina Sissi, e a breve anche frate Kristian dall’Indonesia –, la parola d’ordine è «bellezza».

Bellezza è la cura con cui sono stati restaurati antichi mobili contadini e pregiate scrivanie. Bellezza è l’amore per piante e animali. La passeggiata nei campi, al mattino, dove si prega senza salterio davanti a un’icona mariana lungo il percorso.

È la pasta fatta a mano preparata dagli amici e riscaldata per gli ospiti. È condividere momenti di vita, con pane, formaggio e un bicchiere di Santeresia, il rosso di una famosa cantina affinato nelle grotte del convento.

È non avere un orario fisso, ma variare pranzi, cene e celebrazioni, per accogliere l’ospite di turno. È ricordare Franca Rame che recita Maria alla croce da Mistero buffo di Dario Fo, alla presentazione del primo libro di Maggi, Nostra Signora degli eretici, al festival dell’Unità del 1991.

È la preghiera per una coppia che ha perso un figlio. Sono giorni e giorni («anche quindici») impiegati per tradurre correttamente una parola del Vangelo.

È la biblioteca specializzata in testi biblici e lo studio, dove un piccolo pantheon è dedicato a colleghi e amici, da Ortensio da Spinetoli a Giovanni Vannucci, da David Maria Turoldo a Vito Mancuso.

Bellezza è sapere che tanti guardano a questi due preti “eretici” con gratitudine, perché la porta è sempre aperta. […]

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