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Ho un buon lavoro in Svizzera in una multinazionale, ma quando arrivo a casa (una volta al mese, circa) mi assale una tristezza infinita: il mio povero papà, così spirituale, così buono, deve subire mia madre che lo critica in tutto e per tutto, lo minaccia, non lo lascia respirare... Io lo capisco il mio papà, qualche volta lo porto a respirare un po’ d’aria e lui mi dice: “Meno male che ci sei tu”. Mia madre urla: “Ecco, è arrivata la tua coccolina che ti dà sempre ragione!” Ma che devo fare?
Cara Manuela, forse startene in Svizzera, dove hai molti amici oltre che lo splendore dei tuoi venticinque anni! Invece vai a casa con l’intento segreto di difendere un povero papà. Lasciamelo dire in modo un po’ tecnico e forse perentorio: tu non conosci tua madre, ma... la moglie di tuo padre, quella la conosci a memoria! Ti sembra una persecutrice... Ma forse non ti accorgi che la vostra alleanza (tua e di tuo padre) non fa che rinfocolare la rabbia e la solitudine di tua madre!
Ti sfuggono dei dati importantissimi: i tuoi genitori sono e restano sposati da quasi quarant’anni, anzi – come tu racconti – quando vanno in ferie e scelgono un luogo di mare “sembrano due piccioncini”. Nella routine spesso non si capiscono o si fraintendono, ma, non sono affari loro? A te papà sembra un santo, impegnatissimo in parrocchia. Già, ma dov’è finita la fede nel sacramento che ambedue hanno celebrato?
Per tuo padre, la “cura” della propria consorte dovrebbe essere il primo e più sacro atto di fede! Cerca di conoscere tua madre, prova a guardarla con simpatia, anche quando “dà fuori da matta”! E magari... invitala un giorno nella tua Svizzera!



