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Gentile professoressa, ho letto con interesse e stupore quanto ha scritto un docente dell’Università di Bologna ai suoi studenti, e quel provocatorio «non vigilerò affinché non copiate perché anche chi è già professore lo fa». Non mi è sembrato un bel messaggio. Ho due nipoti che fanno la scuola media e le superiori e quando i professori lasciano passare o non si accorgono che qualcuno copia ci restano male e mi chiedono: «Allora a cosa mi è servito studiare?». Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensa.
— Cara Rita, concordo con te, il messaggio che è passato ancorché provocatorio è certamente fuorviante. Anche perché copiare, in certe circostanze come per esempio durante gli esami di Stato, i concorsi o gli esami universitari, si configura come un vero e proprio reato, tecnicamente viene definito “furto per plagio”, che può portare all’esclusione dalla prova o all’annullamento dell’esame stesso. Quindi ragazzi attenzione, forse quel docente non vigilerà ma se si scopre che avete copiato potreste avere seri problemi. Già a partire dalla scuola materna bisogna insegnare quanto siano importanti i comportamenti leali e onesti, nel gioco e piano piano nelle prove che la scuola ci insegnerà ad affrontare. Ciò sarà possibile se si creerà nella classe un clima di fiducia tra docenti e allievi, facendo capire ai nostri ragazzi che ci interessa il loro lavoro, buono o impreciso che sia. Il docente deve mettere i suoi studenti nelle condizioni migliori per eseguire un compito senza insidie e trabocchetti inutili e così da loro potrà pretendere correttezza. So per esperienza che i ragazzi ci provano, a volte durante le verifiche sembra di giocare a guardia e ladri e bisogna tenere sempre alta la guardia soprattutto nel rispetto degli altri alunni che lavorano seriamente. Ovviamente vanno distinte le situazioni, in classe e non agli esami, una sbirciata sul compito del compagno di banco ci può stare, fa parte del gioco e crea a volte un clima di solidarietà anche esso importante. Ma scopiazzare per intero da un telefonino o da un foglio è un’altra cosa. Se si bara a scuola è alta la probabilità che lo si faccia poi nella carriera lavorativa e nella vita. In molti sistemi scolastici chi viene trovato a copiare non solo può essere penalizzato su quella prova ma rischia l’espulsione dalla scuola o dall’università che sta frequentando. La lettera del professore bolognese con la sua provocazione forse ci dice che è arrivato il momento di rimettere in moto il circolo virtuoso della fiducia tra tutti coloro che operano nella scuola e non solo, pretendendo onestà e stigmatizzando le scorciatoie e le furberie.
RITA
— Cara Rita, concordo con te, il messaggio che è passato ancorché provocatorio è certamente fuorviante. Anche perché copiare, in certe circostanze come per esempio durante gli esami di Stato, i concorsi o gli esami universitari, si configura come un vero e proprio reato, tecnicamente viene definito “furto per plagio”, che può portare all’esclusione dalla prova o all’annullamento dell’esame stesso. Quindi ragazzi attenzione, forse quel docente non vigilerà ma se si scopre che avete copiato potreste avere seri problemi. Già a partire dalla scuola materna bisogna insegnare quanto siano importanti i comportamenti leali e onesti, nel gioco e piano piano nelle prove che la scuola ci insegnerà ad affrontare. Ciò sarà possibile se si creerà nella classe un clima di fiducia tra docenti e allievi, facendo capire ai nostri ragazzi che ci interessa il loro lavoro, buono o impreciso che sia. Il docente deve mettere i suoi studenti nelle condizioni migliori per eseguire un compito senza insidie e trabocchetti inutili e così da loro potrà pretendere correttezza. So per esperienza che i ragazzi ci provano, a volte durante le verifiche sembra di giocare a guardia e ladri e bisogna tenere sempre alta la guardia soprattutto nel rispetto degli altri alunni che lavorano seriamente. Ovviamente vanno distinte le situazioni, in classe e non agli esami, una sbirciata sul compito del compagno di banco ci può stare, fa parte del gioco e crea a volte un clima di solidarietà anche esso importante. Ma scopiazzare per intero da un telefonino o da un foglio è un’altra cosa. Se si bara a scuola è alta la probabilità che lo si faccia poi nella carriera lavorativa e nella vita. In molti sistemi scolastici chi viene trovato a copiare non solo può essere penalizzato su quella prova ma rischia l’espulsione dalla scuola o dall’università che sta frequentando. La lettera del professore bolognese con la sua provocazione forse ci dice che è arrivato il momento di rimettere in moto il circolo virtuoso della fiducia tra tutti coloro che operano nella scuola e non solo, pretendendo onestà e stigmatizzando le scorciatoie e le furberie.



