Sono stati giorni di battaglia il 16 e il 17 dicembre scorsi, durante la seduta plenaria al Parlamento Europeo di Strasburgo. Battaglia tra la cultura della vita e la cultura della morte. Il 16 con un dibattito appassionato, da entrambe le parti, a volte arrabbiato, a volte profetico, a volte disperato o pieno di speranza. Molto confuso certamente. Il 17 invece con il voto.

E la cultura della vita in questa battaglia ha perso, clamorosamente. 358 voti a favore, 202 voti contrari, 79 astenuti hanno approvato il testo di Risoluzione contenuto nell’Iniziativa dei Cittadini Europei-ICE 'My voice, my choice: for safe and accessible abortion'- MVMC, cioè La mia voce la mia scelta: per un aborto sicuro e accessibile.

Il fine della ICE, registrata nel 2024, poco dopo il riconoscimento da parte della Francia di Macron dell’aborto come “diritto” costituzionale, è quello di introdurre l’aborto come diritto nei Trattati Europei, come hanno detto vari europarlamentari nel dibattito in plenaria. Un tempismo perfetto, frutto di una strategia studiata. In concreto la risoluzione chiede il finanziamento dell’aborto transfrontaliero per le donne nell’UE. Il contrario di quello che chiedeva Uno di Noi, l’Iniziativa più firmata di sempre.

Nelle votazioni è passato anche un emendamento che chiede di includere il diritto all'aborto nelle carte dei diritti fondanti dell'UE-Unione Europea.


Passato lo sconforto e la tristezza del dibattito prima e del voto poi, la domanda che viene è come mai si è arrivati a pensare e a dire che l’aborto è un diritto, visto che è l’esatto contrario.

Senz’altro, la strategia “contro la vita”, iniziata prima degli anni ’70, ben sponsorizzata e supportata mediaticamente, ha avuto successo. L’aborto da delitto è diventato addirittura diritto, grazie anche allo svuotamento delle parole usate per descriverlo. È apparso benissimo nel dibatto del 16 dicembre che ha utilizzato termini, come diritto, libertà e salute riferendosi a qualcosa che non lo è.

La risoluzione di MVMC è passata grazie al massiccio voto, pressoché compatto, 118 favorevoli, del gruppo dei Socialisti e Democratici al Parlamento Europeo- S&D (per l’Italia il Partito Democratico-PD); seguito dai 71 voti del Gruppo PPE (Forza Italia), dai 62 voti del Gruppo Renew, dai 41 voti del Gruppo della Sinistra -The Left (Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra); infine dai 47 voti del Gruppo dei Verdi/Alleanza libera europea (per l’Italia Europa Verde – Verdi). Sostegno senza defezioni degli ultimi 3 gruppi parlamentari.

Hanno votato contro la Risoluzione 68 deputati del gruppo PPE; 64 deputati del Gruppo dei Conservatori e Riformisti europei- ECR (Fratelli d’Italia), pressoché compatti; 38 del Gruppo PfE- Patrioti per l'Europa, di cui fa parte la Lega.

Sempre nel PPE sono stati 28 gli astenuti, seguiti dai 34 del gruppo Patrioti per l'Europa.

La divisione del PPE ha avuto un forte impatto. In ogni caso i cattolici dei diversi schieramenti dov’erano?

Neppure la Nota della Comece- Commissione delle Conferenze Episcopali dell'Unione Europea, uscita il 16 dicembre, che, seppure con rispetto, prendeva posizione contro la Risoluzione, è stata ascoltata.

Nello stesso mondo cattolico c’è una grande confusione sull’aborto e sulla cultura della vita, nonostante la chiarezza del magistero della Chiesa, nonostante i Papi, anche quelli santi come Giovanni Paolo II e Paolo VI, nonostante la Giornata per la Vita Istituita dai Vescovi Italiani.

Da dove ripartire?

Dal primo e non negoziabile diritto che è il diritto alla vita, quindi da uno di noi; dal ‘piccolo resto’ del popolo della vita che c’è è vivo e vitale; dall’annuncio del vangelo della vita che rende felice ogni uomo ed ogni donna.