Il mondo digitale e la scrittura giornalistica si intrecciano in un progetto didattico-educativo e di inclusione sociale per gli studenti delle scuole paritarie  secondarie di secondo grado Maestre pie di Rimini, in collaborazione con www.winestopandgo.com, testata giornalistica  online sul vino.

Un progetto formativo, della durata di almeno due anni, coordinato da suor Mirella Ricci, che porterà gli studenti a visitare realtà vitivinicole del territorio romagnolo nelle ore scolastiche per realizzare articoli giornalistici incentrati sulla storia delle cantine, attraverso interviste a proprietari, enologi, viticoltori e altre figure chiave del settore, che saranno poi pubblicati sul sito contribuendo alla diffusione della cultura del vino e delle storie legate alla tradizione enoica. Gli articoli scritti dagli studenti sono supervisionati dai loro tutor: Gian Maria Vannoni, insegnante di Italiano del liceo economico sociale Maestre Pie di Rimini, Valentina Caiffa, insegnante di italiano e latino, Pietro Vincenzi, insegnante di scienze umane.

L’obiettivo è sviluppare skills fondamentali: saper argomentare, entrare in relazione con gli altri, capire il mondo per poi restituirlo con parole proprie. In particolare, per lo sviluppo delle competenze giornalistiche, gli studenti apprenderanno le basi del giornalismo, con particolare attenzione alla scrittura di articoli e alla gestione di interviste, anche grazie a incontri preliminari con giornalisti del territorio; per la conoscenza del settore vinicolo, avranno l'opportunità di esplorare il mondo del vino, comprendendo la storia, le tecniche di produzione, la cultura e le peculiarità di diverse cantine; per la promozione della scrittura creativa e professionale, metteranno in pratica le proprie abilità di scrittura, sviluppando un linguaggio giornalistico adatto al pubblico online; per lo sviluppo delle soft skills, ossia di competenze come la comunicazione interpersonale, la gestione del tempo e la capacità di lavorare in team.

Perché quando i ragazzi scrivono non stanno solo esercitando una competenza tecnica. Stanno imparando a pensare, a comunicare, a costruire visioni. Non è solo scrittura: è formazione della coscienza critica. È trovare una voce. Come diceva Aristotele, “l’uomo è un animale politico”, e scrivere oggi è un atto politico nel senso più alto: significa esistere nel mondo, con consapevolezza. Dando anche ai ragazzi la possibilità di trovare, oltre un lavoro nelle pieghe della scuola, una visione di futuro possibile che apre a più sbocchi.

 “Questo progetto è l’occasione per far conoscere ai nostri studenti realtà produttive del territorio, metterli alla prova con una scrittura che esula dal solito tema scolastico e che va a toccare un argomento potenzialmente interessante per loro sotto diversi punti di vista, perché sottolinea lo stretto legame tra il mondo del vino e della cultura letteraria e artistica. Baudelaire e gli altri più grandi scrittori e poeti hanno avuto un rapporto profondo con il vino. Parliamo di quelle che Paolo Mantegazza le all’epoca avrebbe chiamato alimentazioni nervose”, spiega Gian Maria Vannoni. “Chi partecipa al laboratorio deve farlo con impegno serio. Il progetto deve diventare una sorta di piattaforma meritocratica: l’articolo migliore è pubblicato, l’impegno serio e costante valorizzato. Questi ragazzi dobbiamo emozionarli. In fondo il vino è emozione per chi lo percepisce come un alimento, una storia antica, una forma d’arte. A me interessa molto l’aspetto di prevenzione critica, che consiste nel sensibilizzare i ragazzi sul tema del valore della qualità che sta dietro un calice di vino, che è una tecnica di prevenzione molto più efficace di tanti terrorismi, come quello sull’alcol. Bere un bicchiere di vino fa parte del corredo genetico di ogni nonno nel nostro Paese e noi dobbiamo in qualche modo sanare questo cortocircuito: da un lato tutti fanno tutto, dall’altro sono tutti moralisti.  Sono orgoglioso che l’approccio di una scuola come la nostra non sia fintamente moralistico ma in grado di offrire uno sguardo autentico”. Conclude: “È importante porre le giuste fondamenta. I giovani   si devono emozionare.  La scuola non dovrebbe essere solo un luogo dove si trasmette sapere, ma uno spazio in cui accade l’incontro: tra i ragazzi e l’anima del mondo. Senza emozione il sapere è sterile”.

Come diceva Platone, nessun insegnamento entra davvero nell’anima se non è accompagnato dal desiderio che accende la mente e risveglia lo spirito. Educare è dunque accendere fuochi, non riempire vasi. È toccare corde invisibili e farle vibrare fino a trasformare la conoscenza in esperienza vissuta.