Siamo ormai abituati, da anni, a usare una espressione: “scontro fra gli ultras”. Il principale quotidiano nazionale, martedì scorso, dopo il derby di Torino, ha titolato: “Scontro sugli ultras”, e non è affatto un errore. Il problema è che è emersa ancora la mancanza di una strategia comune. Dimostrazione pratica. Il ministro degli Interni Alfano ha difeso lo Stato, e criticato i club. Al contrario, il presidente della Federcalcio Tavecchio ha chiesto allo Stato di fare lo Stato. Lo stesso Viminale ha reso noto, ufficialmente, che il 40% dei reati da stadio viene commesso da chi ha già precedenti penali.
E allora, io mi domando, senza bisogno di cambiare nulla. Il 15 ottobre scorso è stato approvato il decreto legge più severo d’Europa, in materia di teppismo. Prevede Daspo fino a 8 anni, Daspo collettivo, arresto differito, ultras violenti equiparati a boss mafiosi, e taser, pistola elettronica, in dotazione ai poliziotti. Domanda: se fosse messo in pratica tutto quello, che esiste già, il 40% dei reati da stadio verrebbe ancora commesso da chi ha precedenti penali? La risposta, evidentemente, è: no. E quindi la tragica verità, piaccia o no, è che non esiste una ferma volontà di risolvere il problema.