La Porta Santa della carità si apre su una mensa. Simbolo cristiano per eccellenza (ricorda la cena di Gesù), la mensa è quella intitolata a Giovanni Paolo II, nel nuovo ostello di via Marsala a Roma, lungo i binari della stazione Termini, che ha riaperto il 10 dicembre dopo cinque anni di stop ed un restyling completo.

Venerdì 18 dicembre papa Francesco aprirà questa “strana” Porta santa che non conduce a nessuna chiesa o luogo di culto ma si apre verso uno spazio d’accoglienza e di servizio aperto nel 1987 da don Luigi di Liegro. E per prima cosa la Chiesa, come ricordava il Papa tempo fa e come spesso ribadisce, deve avere tenerezza: «Se c’è fame, bisogna dare da mangiare, se ci sono dei feriti, vanno curati».
Abbiamo visitato la Porta santa della carità pochi giorni prima dell’ultimazione dei lavori. Sulla soglia non era ancora stato montato il bellissimo mosaico dell’artista gesuita padre Marko Ivan Rupnik con il logo del Giubileo straordinario che ora accoglie tutti i visitatori. Un’immagine che è una piccola summa teologica del tema della misericordia: mostra il figlio, Gesù, che si carica sulle spalle l’uomo smarrito, recuperando l’immagine cara alla Chiesa antica e che indica l’amore di Cristo che porta a compimento il mistero della sua incarnazione con la redenzione. 

Una carezza per i poveri
Se «la Caritas è la carezza della Chiesa che si avvicina, accarezza e ama il suo popolo», come ha detto papa Francesco, il nuovo ostello, costato 4 milioni di euro, è davvero diverso rispetto a tutte le precedenti strutture di accoglienza della capitale. Entriamo. «Innanzitutto», come spiega Fulvio Ferraris, direttore dei lavori, «lo spazio, completamente rinnovato seguendo le direttive della Sovrintendenza ai beni culturali  che tutela la stazione Termini, è stato soppalcato e ai 2 mila metri quadrati già esistenti se ne sono così aggiunti altri 1.000 che rispettano la tutela artistica e paesaggistica ma anche la qualità e la dignità dell’accoglienza. Tutto è nuovo e  le superfici igienizzabili e colorate, dalle porte ai letti, sono antincendio e antivandalismo».

La mensa offre ogni giorno il pasto serale a 600 persone in quattro turni da 150 coperti a partire dalle ore 17.30. I posti letto sono 190 e non ci sono letti a castello e situazioni promiscue ma 34 regolari camere. Gli ambienti sono colorati e accoglienti: porte grigie per gli uffici, rosse per la mensa e gialle per i bagni e le docce. Qui sono stati trasferiti gli ospiti del centro Caritas Cittadella della carità di via Casilina dove si è tentato di rispondere all’emergenza povertà in questi anni in cui l’ostello di via Marsala era chiuso per i lavori.

«Riaprire l’ostello Don di Liegro è molto importante», aggiunge Roberta Molina, responsabile del centro Caritas, «la stazione Termini è un osservatorio privilegiato sulla povertà, per il fatto di essere luogo di passaggio e di emarginazione, ed avere una base così ben articolata proprio in questa zona è davvero strategico».



Non solo ospitalità
Oltre alla mensa, dalla quale si entrerà per cenare, ci sarà un altro ingresso diurno, da porta san Lorenzo, a pochi metri dalla Porta santa, dove un centro di ascolto accoglierà gli ospiti con qualsiasi richiesta di aiuto. Chi deve mangiare, chi cerca un posto per dormire, chi ha bisogno di un aiuto finanziario, chi di una visita ambulatoriale o specialistica, tutto passerà da qui. La richiesta sarà valutata da un colloquio e poi la persona sarà indirizzata al servizio più indicato. Tutti avranno una tessera sia per essere riconosciuti che per accedere ai servizi. Dal centro di ascolto si passa alla mensa o al centro diurno, solo per piccoli gruppi alla volta. Qui nello spazio ricavato da una soppalcatura di circa 200 metri quadrati ci sarà un laboratorio informatico con 10 postazioni e una zona laboratori dove si offrirà formazione di vario genere - artigianale, linguistica e tecnica - a seconda delle proposte dei volontari che daranno la loro disponibilità.

Lo staff Caritas di base sarà di una quindicina di operatori tra psicologi, educatori, assistenti sociali ai quali come nella migliore tradizione si affiancheranno i volontari che qui avranno anche una «palestra di solidarietà». «L’idea infatti», racconta Roberta Molina, «è anche quella di formare i volontari che arriveranno per renderli sempre più consapevoli del lavoro che stanno facendo e farli passare da servizi primari – come la mensa alla quale in tanti si avvicinano con facilità – a servizi più vicini all’accoglienza e al rapporto con gli ospiti. Fortunatamente ci sono molti giovani che si avvicinano ai servizi di volontariato anche grazie al rapporto con le scuole».