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Voler bene alla terra e dare valore alle infinite esperienze di chi la coltiva. Prosegue con successo la sfida di Terra Madre – Salone del Gusto, l'evento che porta a Torino le comunità contadine di ogni angolo del pianeta. Organizzato dal movimento Slow Food, insieme con Comune di Torino e Regione Piemonte, il salone, che quest'anno per la prima volta ha abbandonato lo spazio espositivo del Lingotto per conquistare vie e piazze cittadine, sta incontrando una straordinaria risposta di pubblico. Iniziato giovedì 22 durerà fino a lunedì 26.
Siamo dunque al quarto e penultimo giorno. E mentre tra stand e padiglioni prosegue incessante il viavai dei visitatori (molti dei quali giunti per l'occasione da tutta Italia e dall'estero) è già tempo di tracciare un primo bilancio. «Siamo felici per la positiva risposta della cittadinanza» ha detto durante una conferenza stampa il fondatore e presidente di Slow Food, Carlo Petrini. «I tanti dibattiti stanno funzionando, espositori e delegati (7.000 in tutto, giunti da 143 Paesi, ndr) sono soddisfatti. Grazie a questa edizione di Terra Madre, in molti hanno potuto scoprire Torino e ne sono rimasti incantati». Fedele al tradizionale “understatement” piemontese, Petrini usa toni misurati, ma la soddisfazione è palpabile.
Giù le mani dalla terra
Salone del Gusto e Terra Madre erano originariamente due appuntamenti distinti. Il primo festeggia, proprio con questa edizione, il suo ventesimo compleanno, mentre il secondo ha visto la luce nel 2004, anno in cui contava un'ottantina di Paesi rappresentati. Progressivamente questa realtà, istituita per dar voce alle reti di contadini e allevatori, ha saputo ampliarsi e “contagiare” il salone col suo forte impegno etico. Non a caso il tema dell'edizione 2016 è “Voler bene alla terra”. Tanti sono gli spunti di riflessione legati alla necessità di un cibo “buono, pulito e giusto”. Questi tre aggettivi, cari a Slow Food, fanno riferimento alla qualità intrinseca degli alimenti, ma anche alla dignità e al valore che il lavoro dei produttori dovrebbe avere in un'economia più equa. Tra gli incontri odierni, spicca il forum dedicato al ruolo delle donne nella produzione del cibo. Un ruolo assolutamente insostituibile, benché spesso svilito. Lo sa bene Dali Nolasco Cruz, messicana, coordinatrice del Presidio del peperoncino serrano di Tlaola e fiduciaria del Convivium Slow Food Tlaola Kukuk, che ha dovuto lottare contro una società nella quale «ci sentiamo tre volte discriminate: perché donne, perché indigene e perché povere». Prezioso anche il dibattito relativo all'Arca del Gusto, un intuizione con la quale Slow Food cerca di preservare per il futuro prodotti minacciati dall'omologazione delle colture e delle culture.
Una zuppa per la Siria
Se il cibo è innanzi tutto cultura, la rete di Terra Madre, pur senza rinunciare alla sua natura gioiosa, non resta insensibile di fronte alle tragedie che stanno attraversando il nostro tempo. Nell'ambito del Salone si svolge un incontro dedicato alla Siria, prostrata da cinque anni di guerra. Vi partecipano, tra gli altri, il fumettista italiano Zerocalcare, autore del caso letterario Kobane Calling, e la blogger libanese Barbara Massad. Quest'ultima è autrice del libro Soup for Syria (Una zuppa per la Siria), edito in Italia da Edt (208 pagine, 23,50 €): grazie alla collaborazione di chef e cultori di cibo di tutto il mondo, ha raccolto 80 ricette, soprattutto di zuppe, simbolo del sedersi a tavola insieme, con semplicità. L'intero ricavato del volume sarà devoluto ai profughi siriani attraverso l'Unhcr, l'agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di rifugiati.
Se l'amatriciana diventa solidale
A un mese esatto dal devastante terremoto che ha colpito il centro Italia, Terra Madre ospita anche una delegazione del comune di Amatrice. E' una presenza preziosa che, seppur in un momento drammatico, testimonia il desiderio di rinascita e la tenace caparbietà di chi non si arrende. Questa presenza si lega a un'iniziativa lanciata da Slow Food nei giorni immediatamente successivi al sisma. L'invito, rivolto a cuochi e ristoratori di tutto il mondo, è di inserire nei menù, per almeno un anno, la pasta all'amatriciana, che è il piatto simbolo della città colpita, ma è anche una delle eccellenze culinarie italiane più note. Per ogni porzione potranno essere donati al comune di Amatrice due euro: uno versato dal ristoratore e l'altro dal cliente. Maggiori informazioni sul sito www.slowfood.it



