Cari amici lettori, quando avrete in mano questo numero, che porta data 1° gennaio, sarà appena iniziato il nuovo anno, il 2023. Nonostante tutte le tempeste che hanno accompagnato quello vecchio, l’inizio di un anno nuovo porta nascosta con sé, magari in qualche remoto angolino della nostra anima, l’attesa di un nuovo inizio, di un segnale di speranza che ci aiuti a guardare oltre. Mi ha colpito una “piccola” bella notizia, di quelle capaci di accendere l’ottimismo, che ti fanno dire: «Si può. fare qualcosa per cambiare, per essere vicini agli altri che patiscono ogni tipo di privazione». Mi riferisco alla partenza dell’elemosiniere del Papa, il cardinale Konrad Krajewski, 59 anni, con un enorme Tir bianco, carico di maglie termiche e di generatori per la popolazione dell’Ucraina.

Ma non come passeggero: è lui stesso – s., il cardinale – a guidare il Tir e a inoltrarsi in un viaggio d migliaia di chilometri che passa per la Polonia, per proseguire poi verso Leopoli e infine a Kiev e Zhaporizhia. L’«insolito» cardinale aveva già fatto notizia per aver riparato personalmente, con le sue mani, i fili elettrici di un popolato edificio abusivo di periferia a Roma privato della corrente. L’episodio ci fa riflettere sul tema della pace, la cui giornata ricorre il 1° gennaio e che quest’anno forse sentiamo un po’ meno “astratta”, visto che c’è una guerra in corso alle nostre porte. La domanda che forse molti di noi si fanno è: ma io, che alla fin fine non conto nulla nella “grande storia” scritta dai potenti di questo mondo, cosa posso fare per la pace? E forse la nostra risposta è un po’ avventatamente rassegnata. Certo, le grandi decisioni che spettano a chi dovrebbe promuovere tavoli di pace passano sopra le nostre teste. Ma dalla solidarietà dei tanti “piccoli” che non contano nella storia dipende la sopravvivenza e la resistenza del popolo ucraino in questo momento, preso com’è tra fame e freddo.

Non è poco, anzi è una delle condizioni necessarie per raggiungere l’obiettivo di una pace giusta. Per fortuna, non si contano le iniziative di solidarietà – in Italia e nel mondo – per sostenere questo popolo martoriato. Tutti preghiamo per la fine delle ostilità, unica via sensata per uscire da un disastro che alla fine colpisce, in un modo o nell’altro, tutti. Ma intanto, come ha detto il cardinale Matteo Zuppi alla veglia di preghiera per la pace a Bari lo scorso 20 dicembre, «Dio ci dona e ci affida il seme della pace. Seme che Lui stesso ha “pagato a caro prezzo”. Adesso dipende solo da noi. È un seme: contiene già tutta la pace, ma deve crescere. Cristo, principe della pace, vieni!». In questo senso, anche le nostre piccole decisioni su acquisti, consumi di energia, donazioni solidali contribuiscono alla grande storia del mondo e alla possibilità di traghettarci verso orizzonti di pace.

Papa Francesco, nel Messaggio per la Giornata della pace, pubblicato il 16 dicembre, ci chiede di «lasciarci cambiare il cuore dall’emergenza che abbiamo vissuto, di permettere cioè che, attraverso questo momento storico, Dio trasformi i nostri criteri abituali di interpretazione del mondo e della realtà». E ci lascia con una domanda che possiamo fare nostra per l’anno nuovo: «Quali nuovi cammini dovremo intraprendere per abbandonare le catene delle nostre vecchie abitudini, per essere meglio preparati, per osare la novità?».

Questo può essere il “lascito” dell’avvento del Signore nelle nostre vite in questi giorni: lasciarci interpellare e trasformare, facendo nostro lo sguardo di Gesù sul mondo, che è quello della responsabilità e della compassione.

Auguri di un buon anno nuovo nel Signore!