Mauro della Porta Raffo, Presidente onorario della Fondazione Italia USA, uno dei massimi conoscitori della storia del subcontinente americano, definisce l’elezione a sindaco di New York Zohran Mamdani un “evento epocale”. «Si è concretizzato l'evento da molti desiderato e da non pochi temuto. Inoltre due sue teoricamente compagne di partito (Mikie Sherrill in New Jersey e Abigail Spanberger in Virginia), su posizioni decisamente meno radicali e più gradite all’establishment dell’Asinello, hanno vinto le rispettive competizioni per il locale governatorato.

Chi è Zohran Mamdani e quali sono le sue caratteristiche principali emerse in campagna elettorale?

«Zohran Mamdani è il candidato autodefinitosi “socialista” e musulmano. Era anche stato presentato come “il più giovane primo cittadino nuovaiorchese di sempre”, ma questo non è vero, dato che ha trentaquattro anni e un predecessore ottocentesco ne contava trentuno».

Con quale risultato Mamdani ha conquistato la City Hall?

«Mamdani ha superato nettamente (oltre il cinquanta per cento dei suffragi e più di un milione di voti) l’ex Governatore dello Stato Andrew Cuomo, in lotta come indipendente, e ha strapazzato l’inconsistente repubblicano Curtis Sliwa, conquistando il municipio della Grande Mela».

​Quando è previsto il suo insediamento?

«Si insedierà l’uno gennaio 2026 prossimo».

​La sua famiglia è di notevole spessore, proviene dagli ambienti intellettuali cosmopoliti.

«Vero. Il padre, Mahmood, è docente universitario e studioso di fama internazionale e la madre, Mira Nair, è sceneggiatrice e regista cinematografica di ancor maggiore validità, molto conosciuta e apprezzata».

​Dopo la vittoria, Mamdani è considerato una valida "alternativa a Trump" o a un suo erede politico.

«No, Mamdani non sarà e non potrebbe essere se non del tutto idealmente la sognata, invocatissima, “alternativa a Trump” o in prospettiva ad un suo erede politico. Basterebbe citare il fatto che non potrà mai diventare presidente degli Stati Uniti perché non è cittadino americano “ius soli”, nato sul suolo americano, (è nato a Kampala, in Uganda) e nemmeno figlio di due cittadini americani, come prevede la Costituzione (articolo II, sezione 1, clausola 5). Essere cittadini acquisiti gli permette di candidarsi a sindaco, a governatore, perfino presidente del Congresso. Ma non presidente degli Stati Uniti d’America».

​Come si è presentato dopo l’elezione?

«Le sue prime parole davanti ai suoi sostenitori sono state: “Vedo l’alba di un giorno migliore per l’umanità”. Ha poi aggiunto: “New York rimarrà una città di immigrati, costruita da immigrati, alimentata da immigrati e, da stasera, guidata da un immigrato”».

​Poi ha aggiunto: “Trump, so che ci stai ascoltando, alza il volume". Davvero Trump lo teme?

«Trump ha affermato sul social network Truth “non ero sulla scheda elettorale” e che questo, unito alla paralisi del governo in conseguenza dello shutdown, ha formato “le due ragioni per cui i repubblicani hanno perso le elezioni questa sera”. Per Trump, Mamdani è una grossa “spina nel fianco” ma non molto di più».

​Quale dilemma si apre per il partito democratico dopo gli siti contrastanti di queste elezioni?

«Nelle Mid Term Elections del 3 novembre 2026, oltre al rinnovo totale della Camera, si giocheranno anche trentacinque scranni senatoriali (trentatré a scadenza naturale più due elezioni suppletive). I democratici devono non solo ribaltare i numeri camerali, soprattutto strappare quattro seggi al Senato ai rivali. Missione molto difficile perché larga parte dei Senatori in gioco in gioco sono del Grand Old Party e pertanto confermabili. Per conoscenza, per quanto tendenzialmente le conferme siano leggermente più facili in campo democratico, in generale si può sostenere che all’incirca l’ottantacinque/novanta per cento (può anche dipendere dai periodi) dei Laticlavi che si ripresentano vengano rieletti. Il dilemma è se debba estremizzare e radicalizzare le posizioni, seguendo il Mamdani vincente, in vista delle Mid Term Elections di novembre 2026, oppure puntare al solito e solido “centro”, come crede l’establishment».