«Molti han giustizia in cuore…; / ma il popol tuo l’ha in sommo della bocca». Molti lettori ricorderanno questa severa reprimenda che Dante scaglia contro la sua Firenze (Purgatorio VI, 130 e 131). Sappiamo, però, che essa è ancor valida oggi, essendo i problemi della gestione della giustizia sempre brucianti. Nel nostro itinerario lungo i sentieri dei vizi e delle virtù siamo appunto giunti alla seconda (e forse più importante) delle quattro virtù cardinali, dopo aver trattato la prudenza e in attesa di affrontare le successive, cioè la fortezza e la temperanza.
Tutti conoscono il simbolo della giustizia: il pittore fiammingo secentesco Jan Vermeer lo ha ben raffigurato nella sua famosa tela La pesatrice di perle, intitolata anche Ragazza con bilancia, custodita nella National Gallery di Washington. La giovane regge una bilancia di precisione in perfetto equilibrio così da rappresentare l’assoluta imparzialità del giudizio, un tema accolto spesso con scetticismo. Per fare un esempio noto, è facile citare il detto sconsolato del pio e paziente contadino Platòn Karatajev nel romanzo Guerra e pace di Tolstoj: «Dove c’è un tribunale, c’è iniquità».
Sappiamo che il motto classico della giustizia romana era Unicuique suum, «A ciascuno il suo», che era stato spiegato dall’imperatore bizantino Giustiniano (VI sec.) nelle sue Istituzioni così: «La giustizia è la costante e perpetua volontà di attribuire a ciascuno il suo». È evidente la dimensione sociale di questa virtù che comprende le relazioni corrette col prossimo, la famiglia, la nazione, l’intera umanità e Dio. Si sono, così, configurate varie forme di esercizio di tale impegno.
Si parla di giustizia commutativa che si premura di definire i diritti e i doveri reciproci tra le singole persone. Si evoca anche la giustizia distributiva che riguarda la società, in particolare nell’amministrare la vita pubblica dei cittadini, secondo la complessità delle strutture politiche moderne.
Celebre è la triplice distinzione introdotta dal francese Montesquieu nel suo Spirito delle leggi (1748) tra potere legislativo, esecutivo e giudiziario. C’è, poi, anche la giustizia internazionale che regola i rapporti tra gli stati, soprattutto quando si hanno prevaricazioni belliche o di potenza.
Potremmo continuare a lungo nella trattazione del profilo della giustizia, ma per ora a noi basta sottolineare pochi elementi, data la finalità morale del nostro discorso. La giustizia spinge al progresso delle comunità rispettando la dignità della persona e i diritti umani, la libertà, il bene comune nelle varie aree: civile, religiosa, etnica, culturale, economica, ambientale, personale, sessuale e così via, evitando gli estremi liberistici e collettivistici.
Al riguardo è stata fondamentale la Dichiarazione dei diritti dell’uomo delle Nazioni Unite (10 dicembre 1948), successivamente aggiornata, non sempre rispettata. Ma per il cattolico i riferimenti capitali sono alcuni documenti ecclesiali che ci accontentiamo solo di elencare: la Gaudium et spes del Concilio Vaticano II (1965), la Mater et magistra di Giovanni XXIII (1961), la Populorum progressio di Paolo VI (1967), la Laborem exercens di Giovanni Paolo II (1981) e soprattutto, per la sua attualità, la Fratelli tutti di papa Francesco (2020).