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mercoledì 15 gennaio 2025
 
Il blog di Gianfranco Ravasi Aggiornamenti rss Gianfranco Ravasi
Cardinale arcivescovo e biblista

APÓSTOLOS: apostolo

 

Mercoledì prossimo, 29 giugno, si celebra la solennità dei Ss. Pietro e Paolo, gli apostoli per eccellenza.
Abbiamo pensato di introdurre all’interno del nostro vocabolario greco del Nuovo Testamento tra le parole indispensabili da conoscere proprio il termine apóstolos. Ma lo faremo attraverso un percorso particolare che parte da un ritratto di Gesù abbastanza costante nei Vangeli: egli è rappresentato in mezzo a una cerchia di discepoli, ricalcando così il modello sia del rabbí, il maestro della tradizione ebraica, sia degli antichi profeti (pensiamo a Eliseo, discepolo di Elia, o a Baruc, segretario di Geremia).

Se però esaminiamo con attenzione i testi evangelici in questione, ci accorgiamo della presenza di  un’articolazione all’interno di questo uditorio specifico (c’è, infatti, anche la folla che si accalca attorno a Cristo). Il cerchio più vasto è quello dei “discepoli”, in greco mathêtái, un termine che risuona ben 261 volte nel Nuovo Testamento e che deriva dal verbo manthánein, “imparare” (presente 25 volte). Essi saranno “inviati” nel mondo da Cristo in missione e qui c’è un verbo greco importante che citiamo soltanto: pémpô, “mandare”, “inviare” (79 volte). Ma ritorniamo ai discepoli.

Si tratta di uomini e donne che “seguono” Gesù in senso fisico ma  soprattutto spirituale, pronti a prendere anch’essi la croce della  testimonianza coraggiosa fino al martirio, ma purtroppo anche facili alla defezione: dopo il discorso sul  pane di vita nella sinagoga di Cafarnao – nota Giovanni (6,66) – «molti dei suoi discepoli si tirarono indietro  e non andavano più con lui». Nell’ambito degli amici fedeli di Cristo brilla la figura del «discepolo  che Gesù amava», evocato solo da Giovanni nel racconto della passione. Anche se innominato, la tradizione lo ha identificato con lo stesso evangelista.

A questo punto, allora, è facile passare a un altro  cerchio, più ristretto, quello degli “apostoli”, trascrizione del greco apóstoloi, una parola presente 80 volte  nel Nuovo Testamento, il cui significato è semplicemente “l’inviato”: è per questo che per 132 volte  echeggia anche il verbo che dà origine a questa parola, apostéllô, “inviare”. La componente fondamentale costitutiva di questa figura sembra essere la testimonianza oculare della presenza storica e gloriosa di  Cristo, come è indicato nella scelta di Mattia in sostituzione di Giuda (Atti 1,21-26) e come è ribadito con  forza da san Paolo che fu testimone del Risorto (1Corinzi 9,1 e 15,8).

Agli apostoli è da ricondurre anche un’altra designazione, quella dei dôdeka, i «Dodici» (citati 75 volte), dei quali si offre la lista nominativa (Matteo 10,2-4; Atti 1,13). La loro selezione nasce dalla libera volontà di Cristo che ne delinea anche la  missione: «Chiamò a sé quelli che volle... Ne costituì Dodici che stessero con lui e anche per mandarli a  predicare e perché avessero il potere di scacciare i demoni» (Marco 3,13-15; 6,7-13). Il loro numero aveva  una carica simbolica, essendo un’evocazione delle dodici tribù di Israele.

Rispetto ai discepoli, ciò che  rimane specifico degli apostoli è, però, la remissione dei peccati (Matteo 16,19; 18,18; Giovanni  20,22-23). La definizione di “discepolo” diventa, invece, la qualifica del cristiano in quanto tale, che segue  il suo Signore e Maestro. Il compito di formare altri discepoli cadrà sugli stessi apostoli, come lo stesso Risorto proclama sul monte della Galilea agli Undici: «Andate e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo» (28,19). Concludendo, mettiamo in fila per chi  pazientemente ha seguito questo complesso percorso di vocaboli greci: apóstoloi o dôdeka, ossia gli  apostoli, “inviati” (apostéllein) nel mondo; i mathêtái, i discepoli che devono “imparare” (manthánein) e che  anch’essi sono “mandati” ad annunciare e testimoniare il Vangelo

 

 


23 giugno 2022

 
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