La festa del Battesimo di Gesù chiude il tempo di Natale: riprendiamo il cammino, dopo aver sostato per contemplare Dio nel Bambino di Betlemme e per meditare il mistero del Figlio incarnato nel seno di Maria, venuto a condividere il nostro quotidiano, la nostra piccolezza, la nostra umanità. La liturgia di questa prima domenica del tempo ordinario recupera la sensibilità dell’Avvento e ci indica come, nelle vicende del tempo, sempre siamo in attesa della venuta del Salvatore: Isaia nella prima lettura ci offre la profezia della voce che grida nel deserto, chiamata a preparare la strada al Signore; essa, la voce, immagine del precursore Giovanni, tacerà quando arriverà il Cristo, la Parola eterna del Padre, venuta a riempire di sé l’umanità ferita, scesa a rinnovare la nostra storia. Sarà questa Parola a parlare, nel silenzio di tutte le voci umane: il salmo insiste sulla regalità di Dio, sulla perfezione delle creature uscite dalla Sua mano; tutte attendono da Lui vita e sostentamento, attraverso l’effusione del Suo Spirito che rinnova la faccia della terra.
La seconda lettura riprende il passo della lettera di san Paolo a Tito proclamato nella notte di Natale, e collega l’apparire della grazia di Dio in Gesù Cristo, che abbiamo contemplato nella Natività, alla salvezza da Lui operata con potenza, senza nostro merito, con un’acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo, effuso su di noi in abbondanza. Il senso dell’anelito a una liberazione che tutta la storia brama è forte nelle letture di oggi: la pagina evangelica, in parte già proclamata nella terza domenica di Avvento, si apre con l’immagine di tutto il popolo in attesa, che si avvicina a Giovanni per farsi battezzare e si domanda se egli sia il Cristo, nella consapevolezza che solo il Cristo può appagare la sua attesa di salvezza. L’Avvento si compie nel Natale di Gesù; sulla terra, la nostra esistenza è un avvento, un attendere Cristo con speranza.
Ci accorgeremo, mentre attendiamo, che Egli è proprio qui, dove lo attendiamo. Egli, come ha promesso, è con noi tutti i giorni, fino alla fine del mondo: cammina con noi e ci accompagna verso la pienezza della Luce nei sacramenti della Chiesa, che sono Sua presenza quotidiana e costante, il Suo corpo e il Suo sangue dati come cibo e bevanda, perché troviamo vigore nel percorrere la strada che da Lui parte e a Lui conduce. Egli è con noi: si presenta a Giovanni anche Lui, insieme al popolo in attesa, e in questo atto penitenziale si manifesta.
IL MIO BATTESIMO Dopo aver ricevuto il battesimo, Egli prega: e mentre prega, con noi e per noi, si apre il Cielo, discende lo Spirito, risuona la Parola del Padre che lo definisce Figlio amato e benedetto. Tace la voce di Giovanni e parla il Padre, sul Figlio, nello Spirito: la Trinità, unico Dio, si manifesta nell’atto battesimale, primizia del Battesimo di ogni figlio, in Cristo. La parola di benedizione, rivolta a Cristo nelle acque del Giordano, in Lui è stata rivolta a me nel giorno del mio battesimo, e da quel giorno, da celebrare quanto e più del compleanno, è irrevocabile per me, per sempre: dice che io sono pensata come il tu di Dio. «Tu sei il mio figlio, amato, in Te io penso il Bene». Quale grande eredità, quale somma gioia: noi, per la grazia del Battesimo, siamo il “tu” di Dio, in noi Lui pensa il Bene!