Caro don Antonio, sono un’abbonata sessantacinquenne, “innamorata” della nostra rivista, che leggo dalla prima all’ultima pagina. In particolare, leggo con attenzione
la posta dei lettori e le sue risposte, che condivido quasi sempre. Molte volte ho rinunciato a partecipare ai dibattiti, ma ora le voglio sottoporre una questione che
mi procura molto disagio. Vedo sempre più spesso donne (talvolta anche uomini) che frequentano la chiesa senza curarsi dell’abbigliamento.
Entrano con abiti discinti, trasparenti e scollacciati. E non sono solo le ragazze a presentarsi così, ma anche persone di una certa età. Quando ero ragazza, ci
obbligavano ad andare in chiesa vestiti decorosamente, addirittura con il capo coperto. Ora si è perso il senso del decoro. Solo in
alcune basiliche importanti vige il divieto di entrare “svestiti”, perché? Forse solo quelle sono “casa del Signore”? A mio avviso, la
colpa è anche dei sacerdoti che lasciano correre tutto. Prima o poi, si verrà in chiesa in costume!
ANNAMARIA
Se è vero che l’abito non fa il monaco, è altrettanto giusto che nei luoghi sacri debba essere di rigore il decoro, sia negli abbigliamenti
sia nei comportamenti. La Chiesa è “casa di Dio”, dove ci si reca per pregare; non è un luogo per sfilate di moda per essere ammirati o dove
scambiarsi confidenze, dando sfogo a fastidiosissimi brusii, anche durante l’omelia a Messa. Per non dire dell’immancabile presenza del telefonino i cui squilli giungono anche nei momenti
più raccolti. La Messa è un momento di festa, ma ogni eccesso va bandito.