Nella terza domenica di Avvento incontriamo un Giovanni Battista preso dai dubbi riguardo l’identità di Gesù, tanto da mandare due discepoli a domandare: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Le opere e la predicazione di Gesù sono ormai note e raggiungono anche Giovanni che si trova in prigione. I segni sembrano chiari, d’altra parte Giovanni non vede realizzarsi per sé la profezia della liberazione dei prigionieri che Gesù aveva proclamato nella sinagoga di Nazaret all’inizio del suo ministero. In ogni caso, una risposta arriva, seppur fortemente ambigua poiché consiste in immediate guarigioni: l’«oggi» di Gesù è l’«oggi» della salvezza, come aveva preannunciato a Nazaret.
Di fatto nulla che il Battista non sappia già, ma ora ai fatti viene aggiunta anche un’interpretazione che consiste in un centone di citazioni. Sono prese da Isaia e tratteggiano il volto di un Messia compassionevole e guaritore molto differente dal guerriero giustiziere presente nelle aspettative giudaiche. Si comprende la ragione dell’esortazione a non scandalizzarsi. Gesù vuol fare intendere a Giovanni la conformità del suo agire alla Scrittura. È una sorta di attualizzazione dello schema promessa-compimento con la quale risponde al Battista, lasciando però aperta la porta a una presa di posizione personale. Da notare è il fatto che non venga dato conto di un «sì» convinto di Giovanni a Gesù. La pietra di scandalo non è stata evitata.
Partiti gli inviati di Giovanni, Gesù coinvolge le folle con delle domande dirette sul Battista. Non è una trattazione astratta sul ruolo e la figura del Precursore ma una provocazione sul piano del rapporto: che fede è maturata in loro dall’incontro che hanno vissuto con lui? La descrizione del Precursore da parte di Gesù ricalca l’immagine classica: il deserto, la vita ascetica, la sua forza, il vigore delle sue parole. Le prime due domande di Gesù alla folla sono retoriche e fanno riferimento a immagini allora note: un uomo infermo o barcollante era paragonato a una canna; un rammollito era uno vestito con abiti soffici. Giovanni, evidentemente era l’esatto opposto. Alla terza, Gesù risponde direttamente rivelando chiaramente l’identità del Battista: egli è un profeta, anzi, è l’ultimo dei profeti prima del Messia. Con una citazione composta di Esodo 23,20 e Malachia 3,1, Luca indica Giovanni, in quanto ultimo dei profeti, come una sorta di compagno di strada del Messia, che lo precede di qualche passo ma è già avviato sulla via del compimento delle promesse divine.
Proprio per questo suo calcare in anticipo i passi del Messia, è unico tra i nati di donna. Eppure, Giovanni ha il piede incastrato sotto la pietra scandalosa del modo in cui Gesù è Messia. Per questo, chiunque invece ha già accolto Cristo è più grande del Battista. Benché fosse uomo irreprensibile, esemplare, autorevole, restava confinato “tra gli uomini”. Il Regno ribalta le prospettive mostrando che l’annuncio di Cristo e il riconoscimento della sua identità introduce in qualcosa di imparagonabile con i normali criteri.