Poco prima di arrivare a Gerico, e poi salire a Gerusalemme, Gesù racconta una parabola che si trova solo nel vangelo di Matteo, quella degli operai chiamati a lavorare nella vigna in momenti diversi della giornata. È incorniciata dal detto di Gesù di Matteo 19,30 («Molti dei primi saranno ultimi e molti degli ultimi saranno primi») – col quale l’evangelista ci aiuta a comprendere il senso del racconto – che ritornerà in forma speculare, alla fine della parabola: «Così gli ultimi saranno primi e i primi ultimi».
La parabola rappresenta la logica paradossale del Regno: i luoghi comuni vengono smentiti, e le certezze su cui si basa la propria sicurezza sono messe in crisi. A questo livello, la chiave della parabola è il rovesciamento, che è dato non dal caso, ma dalla giustizia e dalla bontà di Dio. Infatti la parabola parla della misericordia di Dio, le cui imperscrutabili decisioni – che però continuano a essere giuste («non sono ingiusto»: Matteo 20,13) – vanno al di là della comprensione umana: il padrone «può fare quello che vuole», perché è «buono» (20,15), e chi non accetta questa logica è «cattivo» come il suo modo di vedere le cose. Si intravvede quello che nella lettura profetica di Isaia di questa domenica è detto di un Dio «giusto e salvatore».
Nella parabola, però, si fa attenzione anche alle relazioni reciproche tra gli operai e al metodo con cui questi vengono retribuiti. Il senso, in questo caso, si trova nell’idea che ci si deve impegnare molto per ottenere un risultato, ma se Dio interviene, al di là delle nostre previsioni, non si deve invidiare il risultato ottenuto dagli altri.
La parabola, ancora, ha al suo centro la vigna, che nell’Antico Testamento rappresenta Israele, e si si trova subito dopo il rifiuto del giovane ricco di seguire Gesù, e alla domanda di Pietro sulla salvezza (Matteo 19,1629). Il ricco era una persona importante e istruita, era un “primo”, ma nel Regno diventa “ultimo”. Chi invece ha lasciato tutto per seguire Gesù, come Pietro, da “ultimo” diventa “primo”. In modo analogo, Israele è stato chiamato da Dio e ha accolto per primo la sua oerta di elezione. Il padrone della vigna, però, non si stanca mai di chiamare, fino all’undicesima ora, e di chiedere anche ad altri (in questo caso: ai popoli pagani) di partecipare al Regno. Se questi entreranno nella vigna, dovranno essere accolti e onorati come “primi”, come si legge nella Lettera di Paolo agli Efesini: «voi [cioè: i pagani], che un tempo eravate lontani, siete diventati vicini».
Questa parola di Gesù ci insegna a non dare tutto per scontato, quasi dipendesse esclusivamente dai nostri progetti e dalle nostre mani: Dio opera nel mondo, e lo fa in modo a volte imprevedibile, ma sempre con giustizia e bontà, e al di là delle nostre aspettative. Infine, è un insegnamento a non invidiare i doni degli altri, e a non giudicare mai quelli che hanno ricevuto più di quanto abbiamo avuto noi; soprattutto, è un insegnamento a non avere un’immagine distorta di Dio, che è più buono di noi.