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domenica 15 settembre 2024
 

Domenica 12 novembre 2023 - I di Avvento - La venuta del Signore

Nel vangelo di Marco, il grande discorso escatologico del capitolo 13 ha un’indole marcatamente parenetica. Il numero di imperativi rivolti ai discepoli – ben diciannove – non lasciano dubbi circa il fatto che Marco intenda consegnare al lettore alcune speciali indicazioni di comportamento. La cornice in cui questo insegnamento è inserito ne accresce sensibilmente l’importanza: la passione di Gesù è vicina e la sua missione giunge alla fine, nonché al suo fine. Le raccomandazioni ai discepoli sono dunque decisive.

È il momento della sofferenza e della crisi per il Maestro e nella sua tribolazione si riflettono i grandi dolori della storia, che i discepoli dovranno imparare ad affrontare secondo il suo stile. La prospettiva secondo cui attraverserà il passaggio stretto del Calvario emerge chiaramente nei due episodi che incorniciano il grande discorso escatologico. Nel primo, Gesù elogia la generosità di una vedova che getta nel tesoro del Tempio tutto ciò che possiede. Nel secondo, a Betania, plaude alla donna che gli fa dono del balsamo di nardo.

È la logica del dono di sé, sintesi estrema dell’etica del Regno che il Maestro vive, insegna e compie pienamente nella Passione, opponendo a violenza e morte, dedizione e desiderio di vita perfino per i suoi uccisori.

In questo contesto e con questi elementi sullo sfondo, ecco il discorso rivolto ai discepoli all’uscita del Tempio.

Cercare segni o indovinare il giorno non sono le giuste preoccupazioni di fronte al tragico che segna la storia con le guerre, le persecuzioni, le divisioni familiari, la violazione di ciò che è sacro.

Saranno i falsi profeti a lanciarsi in malsane interpretazioni dei drammi quali segni del Cielo ed espressioni della mano potente e implacabile di Dio.

I discepoli dovranno badare a non farsi ingannare. Hanno conosciuto il volto di Dio in quello del Figlio dell’uomo che dà la vita e vuole la vita per ognuno. L’immagine del Figlio dell’uomo che viene è accompagnata dai segni di una nuova creazione e da una potenza che non distrugge ma raduna e rigenera: è la presenza rigenerante di Dio nella storia. Come il brano di 1Corinzi ci ricorda, l’unico e vero nemico del Cristo è la morte e non vi è in Lui e nel Padre volontà più grande del donare vita con abbondanza e senza condizioni.

È l’ordine del mondo voluto da Dio, il quale senza sosta opera per realizzarlo, come le parole della profezia apocalittica di Isaia descrivono. Al netto della violenza delle immagini, il messaggio del profeta in tutto il capitolo 24 è chiaro: in mezzo a una realtà che pare dominata dalla morte e dalla rovina, Dio agisce per costruire qualcosa di nuovo e migliore, secondo la logica del dono gratuito che gli appartiene. L’esperienza della tribolazione e della crisi non ci è affatto lontana. Il Vangelo ci consegna uno stile per attraversarla: credere alla volontà di vita e salvezza di Dio facendo propria la sua logica di dono libero e gratuito.


09 novembre 2023

 
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