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venerdì 11 ottobre 2024
 

Domenica 15 settembre - III dopo il martirio di san Giovanni il precursore

La figura di Nicodemo è al centro della lettura evangelica della terza domenica dopo il martirio del Precursore. Di lui Giovanni ci dà una serie di tratti importanti: è un fariseo, probabile membro del Sinedrio e anche «maestro in Israele», cioè, forse, uno scriba. Va da Gesù per parlarci, lasciando intuire una ricerca interiore, avvolta però dalla tenebra notturna. Immagine tanto dell’oscurità dell’animo, quanto della volontà di non uscire allo scoperto. Sembra voler avviare una discussione teologica, ma sceglie di non esporsi con domande dirette. Sono le parole di Gesù a inquadrare la questione: si tratta di «vedere il regno di Dio». Ed Egli affronta il tema ponendo immediatamente la condizione dell’ingresso nel regno. Occorre «rinascere dall’alto» o «rinascere di nuovo», dice con un’espressione volutamente ambigua. All’incertezza del senso corrisponde la certezza della qualità dello sguardo di Nicodemo: il suo orizzonte è quello terreno e la sua prospettiva esclusivamente mondana. Nel mondo nulla si ricomincia mai davvero e ciò a cui si vuol dare un nuovo inizio, in realtà non è che la continuazione di quanto l’ha preceduto. Anche le parole di Gesù lo confermano: ciò che nasce dalla carne è carne e non ci sono molte possibilità di salvezza e vita per chi si limita – come inizialmente Nicodemo – ai confini di quella carne.

C’è però un’altra modalità di generazione. Lo Spirito dà la vita e apre a un’esistenza diversa. Si può meravigliare di ciò solo chi mantiene il proprio sguardo dentro ai confini mondani ma l’esistenza umana è intrecciata con il divino. Entrare nella Vita – «vedere il Regno» – è opera dello Spirito, dono gratuito dell’essere generati da Dio. Tutto ciò, per Giovanni, è qualcosa di tangibile ma di diffcile da afferrare, come il vento, immagine tradizionale delle realtà che non si lasciano imbrigliare dall’umano. Giocando sulla sovrapposizione in greco delle parole «vento» e «Spirito», dunque, l’evangelista afferma che di quest’ultimo si fa esperienza viva ma non ce ne si può impadronire. Nicodemo è smarrito e Gesù prosegue nel discorso che, però, si fa sempre più denso e impegnativo. Dice di essere solo «testimone», cioè quel che sa lo sa dal Padre. Per questo la sua parola apre il senso autentico dei Profeti e della Legge e la questione che si pone diventa questa: credere o non credere al Testimone. D’altronde, colui che ha piena autorità per parlare delle «cose del cielo» è uno solo: quel «Figlio dell’uomo » che nel Quarto Vangelo è descritto come colui che discende per risalire, che si abbassa e viene innalzato. In Gesù, che viene da Dio e vi fa ritorno, veniamo messi a parte dei misteri del Cielo. Il Cristo innalzato è una salvezza, così come lo è stato il serpente di bronzo che, nel deserto, salvava dal morso velenoso grazie a un solo sguardo. Ora non è la vista ma la fede che permette di nascere nello Spirito. Chi crede ha accesso alla «vita eterna», un’esistenza piena che non ha inizio dopo la morte ma fin da subito e che verrà confermata a conclusione dell’esistenza terrena.


12 settembre 2024

 
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