Luca, nell’episodio evangelico che ascoltiamo nella sesta domenica dopo l’Epifania, ci presenta Gesù in cammino verso Gerusalemme. È un viaggio che l’evangelista fa iniziare nel capitolo 9 al versetto 51: «Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme». Da lì in avanti, Gesù sarà sempre in strada verso la città in cui si compirà il suo destino. Un viaggio frutto di una decisione radicale presa con grande determinazione, tanto che il testo dice letteralmente che «indurì il volto» nella direzione di Gerusalemme.
Più che di un cammino geografico, si tratta di una sorta di percorso teologico, che conduce alla rivelazione piena del volto misericordioso di Dio nel realizzarsi della Pasqua di Gesù. L’orizzonte del viaggio è il Calvario e la meta comporterà una resa dei conti, in cui il Cristo affronterà i suoi nemici con le sole armi che ha scelto di usare: benevolenza, misericordia e pace.
Tutto quello che Luca fa accadere in questo lungo viaggio di avvicinamento, è illuminato dalla luce della Pasqua. Così anche l’incontro di Gesù con i dieci lebbrosi, oggetto del nostro commento. Vedendolo entrare nel villaggio, il gruppetto gli si fa incontro, pur rispettando la distanza che le regole igieniche impongono.
Luca anticipa subito ai lettori che capiterà qualcosa di positivo, poiché, nel descrivere il farsi avanti dei dieci, utilizza l’espressione con cui nel suo Vangelo indica gli incontri con il Risorto. C’è dunque una salvezza in vista. I lebbrosi invocano aiuto, rivolgendosi a Gesù con un titolo che nello scritto lucano usano normalmente i discepoli in occasione di scarsa fede o insuffciente comprensione del Maestro. In effetti, solo uno dimostrerà di essere all’altezza dell’incontro.
Nella risposta di Gesù c’è l’invito a compiere il rituale previsto dalla Legge mosaica in caso di guarigione: presentarsi ai sacerdoti per certificare la salute ritrovata. Li invita così a credere nella guarigione fin da subito, prima ancora di riscontrarla effettivamente. Un modo per permettere loro di dar prova dello spessore della loro fede.
All’obbedienza segue la salute per tutti e dieci ma la «salvezza» solo per uno. La riconoscenza espressa da quest’ultimo dimostra che al corpo guarito è corrisposta una presa di consapevolezza interiore riguardo a colui che l’ha risanato. La lode a Dio che eleva mentre torna da Gesù, certi ca che la sua prostrazione è un atto di fede più profondo della fiducia iniziale.
L’inciso con cui Luca precisa la provenienza samaritana dell’unico lebbroso tornato, segnala come la misericordia di Dio in Gesù spezzi le barriere religiose e sia destinata all’intera umanità, fino agli estremi confini della terra.
Le battute finali servono all’evangelista per sottolineare la capacità della fede di produrre una salvezza integrale della persona, così il samaritano e invitato ad alzarsi e proseguire un cammino che si immagina ispirato a quello del Maestro.