La prima lettura della quinta domenica di Quaresima è tratta dal secondo discorso di Mosè, il cui argomento principale è l’alleanza stipulata con Dio sul monte, mediante la consegna delle tavole della Legge. Dopo aver fatto memoria dell’evento, dei comandi dati da JHWH e di come fu costituito mediatore tra Dio e il popolo, Mosè si dedica all’esortazione della sua gente con una serie di raccomandazioni e di messe in guardia, dando indicazioni perché sappia reagire adeguatamente ai pericoli che la minacciano. Obiettivo di tutto ciò è ottenere il rispetto della fedeltà al suo Signore da parte del popolo. In modo particolare, il capitolo da cui è preso il nostro brano a ronta il tema del rispetto del primo comandamento.
In questione c’è lo speciale legame che unisce JHWH a Israele e che li rende unici l’uno per l’altro. Israele è tale perché non v’è altro Dio per Lui al di fuori di JHWH e, viceversa, lui si è identi cato come il Dio che ha liberato Israele perché tornasse nella terra promessa ai suoi padri. Perdere Dio o mettere in pericolo il rapporto con Lui signi ca per Israele mettere in discussione la propria identità e la propria esistenza.
La fedeltà a Lui passa anzitutto dall’obbedienza ai suoi comandamenti e l’esortazione al rispetto del primo di essi ha proprio lo scopo di ricordare a Israele la condizione fondamentale perché continui ad essere ciò che è. Il futuro passa dal rispetto del legame con JHWH. Non è un caso che proprio l’inizio di questa esortazione sia diventata una delle preghiere fondamentali di Israele, lo Shema Israel: «Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do, ti stiano ssi nel cuore. Li ripeterai ai tuoi gli, ne parlerai quando ti troverai in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa...» (Deuteronomio 6,4–9). Questa sezione esortativa si chiude in ne con una spiegazione del signi cato dei comandi, mediante lo schema tradizionale dell’interrogazione del padre da parte del glio. La ragione di quei comandi è mantenere vivo l’evento della liberazione attraverso la propria fedeltà e adesione ad essi.
JHWH è il Dio che scioglie dalle catene della prigionia, il Dio della Pasqua. Lo stesso che Gesù ringrazia nel chiamare Lazzaro fuori dal sepolcro. Mentre la rassegnazione, il rimpianto e la rabbia hanno comprensibilmente preso le sorelle e i conoscenti, Gesù non smette di credere che il Dio della liberazione ascolta sempre il grido di chi è prigioniero, per no di quell’invincibile carceriera che è la morte. La risurrezione di Lazzaro è accompagnata dal comando di scioglierlo dalle bende che ha un forte valore simbolico. La Pasqua che ci apprestiamo a celebrare è il racconto credente del Dio che o re sempre vita e libertà, anche, o soprattutto, quando la voce della morte sembra non lasciare spazio a nient’altro.