Le profezie adempiute
Al resto di Israele decimato che ancora patisce l’esilio sono rivolte le parole di consolazione di Isaia. La promessa fatta ad Abramo non è andata perduta e la fecondità promessa al patriarca troverà compimento anche nella restaurazione di Gerusalemme, che si trasformerà in un nuovo paradiso divino di gioia e pacificazione. Tutte le nazioni potranno e dovranno godere della salvezza che procede da Sion, e Israele non dovrà mancare di continuare a cercare il suo Signore, producendo frutti di giustizia in obbedienza ai suoi comandamenti.
L’agire di Dio, per quanto salvifico e liberante, può però trovare chiusura e ostilità, come appare dall'episodio narrato da Giovanni. Gesù si sta scontrando con un gruppo di Giudei (espressione che Giovanni usa per identificare specificamente gli ostili a Gesù) dopo aver guarito un uomo di sabato liberando dal male. Lo accusano di farsi uguale a Dio chiamandolo «Padre». In riposta alla contestazione, Gesù produce tre testimoni a suo favore, dopo aver in precedenza parlato di «un altro» – il Padre suo – veritiero e perfettamente credibile, che resta però inafferrabile. La prima testimonianza è del Battista. I Giudei si sono avvicinati alla sua luce per poco e se ne sono rapidamente allontanati, l’hanno cioè ascoltato in modo effimero, perdendo l’occasione di intraprendere la via della salvezza.
La seconda è costituita dalla «opere» che Gesù compie. L’opera per eccellenza è il «dare vita» in obbedienza a un mandato ricevuto da Dio di cui Gesù ha parlato nei versetti precedenti. Per questo, il vero testimone è il Padre che ha inviato il Figlio. Il popolo però, insieme alle sue autorità, sembra non riconoscerlo rigettando la sua parola. L’ultimo testimone chiamato in causa è la Scrittura. Essa rimanda a Cristo e, ancor di più, trova proprio in lui il principio della sua verità. Ma chi non accoglie il Figlio non sa scrutare nemmeno la Scrittura. Per rubare le parole a Paolo nella sua Seconda lettera a Corinto, c’è un profumo che accompagna l’agire di Gesù ed è quello delle opere del Padre suo. Chi conosce lui riconosce il profumo del Padre. Come il Padre ama e dà la vita, così anche lui opera per la vita affinché nessuno vada perduto.
Nessuna testimonianza però risulterà vincente e la chiusura dei “Giudei” rimarrà ostinata. Nei versetti immediatamente successivi a quelli proposti, Gesù dichiarerà infatti i suoi avversari, anziché aprirsi ad accogliere la consolazione e la salvezza che vengono dal Padre, si ostinano orgogliosamente a cercare soddisfazione nel plauso altrui. Mentre Gesù si inginocchia di fronte al prossimo per farsi servo e annunciare la compassione di Dio, costoro fanno a gara per asservire il prossimo. In apparenza devoti, nel cuore, idolatri e manipolatori. Nel percorso di preparazione al Natale è un richiamo forte quello che giunge dalla liturgia della terza domenica di Avvento: accogliere il Figlio di Dio non passa da ritualità religiose più o meno devote, ma da una reale apertura alla sua parola, creduta e vissuta.