Il racconto della guarigione del cieco nato si trova esclusivamente nel vangelo secondo Giovanni, anche se la premura che Gesù ha avuto verso le persone non vedenti è documentata da altri evangelisti. La pagina giovannea però è unica per diverse ragioni: la guarigione è descritta con brevissimi tratti, in soli due versetti (Giovanni 9,6-7), e tutto il resto è invece una discussione sul miracolo compiuto, l’identità di Gesù, e la possibilità di credere in lui, come farà il cieco guarito.
Per questi e altri motivi, il brano si può leggere non solo in senso storico (per quello che narra), ma interpretare anche a livello simbolico, spirituale, esistenziale. Nella persona del cieco ci possiamo immedesimare tutti, e in particolare potevano ritrovarsi in lui quegli adulti che non avevano ancora ricevuto il Battesimo e che nell’antichità seguivano il percorso catecumenale, che durante la Quaresima prevedeva la proclamazione di questa pagina.
Lo stesso sant’Ambrogio, in una catechesi sull’Eucaristia, commenta il Vangelo del cieco nato. Dopo aver spiegato ai neofiti della sua Chiesa il significato della rigenerazione che viene dal Battesimo, scrive: «Che cosa si fa in seguito? Puoi accostarti all’altare». Coloro che erano appena stati purificati dal lavacro, infatti, nella veglia pasquale potevano per la prima volta accedere all’Eucaristia, partecipando ai riti di comunione. Avevano finalmente il permesso, come veri e propri “illuminati”, di vedere quello a cui prima non potevano assistere: «E poiché sei venuto, puoi vedere ciò che prima non vedevi. Questo è il mistero, che hai letto nel Vangelo», continua il vescovo di Milano, riferendosi al brano della guarigione del cieco nato.
Ambrogio ci aiuta a capire cosa saremmo senza il Battesimo e il dono della fede, cioè persone “miopi” che vedono solo in parte la realtà: «Considera anche tu gli occhi del tuo cuore. Tu, servendoti dei tuoi occhi corporali, vedevi le cose del mondo materiale, ma non riuscivi ancora a vedere i misteri della grazia con gli occhi del cuore. Perciò Gesù prese del fango e te lo spalmò sugli occhi». Infine, il santo di Milano conclude la sua riflessione riflettendo sul cammino fatto dal cieco fino alla piscina di Siloe: «Sei andato, ti sei lavato, sei venuto all’altare, hai cominciato a vedere ciò che prima non avevi veduto».
I brani che abbiamo riportato ci aiutano a ricordare che la Quaresima si caratterizza soprattutto in senso
battesimale: i catecumeni quaranta giorni prima di Pasqua si iscrivevano alla lista di coloro che, dopo tre anni, erano pronti per ricevere il Battesimo; seguivano poi una seria disciplina, caratterizzata da scrutini, preghiere e penitenze, e al termine dei quaranta giorni avrebbero finalmente ricevuto i sacramenti dell’iniziazione.
Questa prassi liturgica, seguita ancora oggi dalla Chiesa, non solo esprime la sapienza di un cammino, ma permette anche a coloro che hanno già ricevuto il Battesimo di riscoprirne la grazia e il significato, ripetendo, con quell’uomo, «Credo, Signore»!