Con Gesù sulla strada della Pasqua
Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: «Veramente quest’uomo era giusto». Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto.
Luca 23,47-48
Con la Domenica delle Palme entriamo nella Santa Settimana. Siamo invitati a seguire Gesù, a contemplarlo e adorarlo, a meditare gli eventi della salvezza. Ci accompagna, nell’anno C, il Vangelo di Luca, attento in modo speciale alla misericordia di Dio, al discepolato, alla sensibilità delle donne. Negli altri Vangeli è una folla di persone di ogni provenienza, presente a Gerusalemme per la festa, che osanna Gesù; in Luca si tratta dei suoi discepoli, già numerosi, che lo accompagnano da quando si è messo in viaggio “con decisione” verso Gerusalemme. Siamo anche noi in questa folla di discepoli che, “nella gioia”, stende i suoi mantelli lungo la strada, loda Dio “a gran voce” per le meraviglie che “ha visto” compiere al Figlio e onora Gesù come Re. I farisei vorrebbero far tacere questi discepoli e chiedono a Lui di rimproverarli. Ma se essi tacessero, risponde Gesù, griderebbero le pietre! La Verità che Cristo è e rivela è contestata e osteggiata, in ogni tempo, ma resta l’unica Verità sull’uomo; lo sanno anche i farisei, i quali riconoscono più degli altri, e non possono sopportare, le chiare evocazioni bibliche dell’episodio cui assistono, ancora più forti nel Vangelo di Luca: il puledro cavalcato da Gesù è lo stesso animale citato nel libro di Zaccaria per descrivere la cavalcatura del Re Messia; nei libri storici la distesa dei mantelli è atto legato all’intronizzazione regale; è evocata in Luca, dalla folla osannante, la Pace, che richiama gli annunci della natività e individua l’apertura dei tempi messianici. Gesù è il Re Messia atteso dalle Scritture: con Lui anche noi entriamo in Gerusalemme, dove le profezie si compiranno. Celebriamo nella Domenica delle Palme una liturgia ricca, pervasa del Mistero in cui siamo entrati: Gesù è il Salvatore profetizzato da Isaia nei carmi del Servo sofferente (I lettura) e dal Salmo 21, di cui ripetiamo, nel Responsorio, le stesse parole che dirà Lui sulla Croce: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?»; Egli è il Dio fatto uomo per la nostra salvezza, ha percorso la sofferenza e la morte di croce, è il Risorto, il Signore (II lettura); il suo sacrificio, con cui ci ha strappati al peccato e alla morte, è preludio della vittoria cui tutti in Lui siamo chiamati.
SERVIRE È REGNARE. Nel Vangelo di oggi e delle giornate fino al Triduo e alla Pasqua sono narrati in dettaglio gli eventi della salvezza, dalla Santa Cena, memoriale che ripetiamo ogni giorno nell’Eucaristia, ai discorsi del commiato, alla preghiera nel Getsemani alla cattura, fino alla condanna e alla Via della Croce, lungo la quale, in Luca, Gesù incontra le donne di Gerusalemme: esse piangono su di Lui, e insegnano la capacità tutta femminile, che l’evangelista sa cogliere, di restare nel dolore, quando tutti, anche gli amici, si allontanano e rinnegano; sulla croce, in Luca, Gesù, Dio di misericordia e di perdono, assicura il paradiso a uno dei due crocifissi con lui, che lo riconosce Re proprio lì, nel ludibrio del mondo, nell’apparente fallimento, ove emerge che servire è regnare. Che anche noi, come i discepoli, le donne e il malfattore santo sappiamo seguire e contemplare il Re, stare con Lui, nella strada e sulla croce, e in Lui contemplare, già presente, l’alba nuova della Resurrezione.